“Non c’è speranza senza paura né paura senza speranza”: è questa una delle più acute riflessioni che ci ha consegnato Papa Giovanni Paolo II che noi giovani caliamo oggi nella nostra realtà. E con questo spirito ci prepariamo per giorno 28 ottobre, l’inaugurazione della nostra chiesa: una giornata memorabile, attesa, “sperata” per molti anni ma anche portatrice di timori legati alle prospettive che tutti ne hanno. Abbiamo chiesto ad alcuni giovani della comunità del Sacro Cuore di condividere le proprie aspettative e i propri timori traendone un panorama che rispecchia l’idea della comunità intera.
E le opinioni più pungenti vengono proprio dai giovani che sperano in strutture adeguate per poter creare momenti di condivisione (comunitaria e inter-parrocchiale) e di crescita e in un opportuno progetto di coinvolgimento della comunità intera e dei giovani in particolar modo (che sono “il sale della terra” come diceva lo stesso Papa Wojtyla). “Non vorrei che la Chiesa diventi soltanto un monumento da visitare” hanno rivelato due giovani della comunità.
Ancora più radicali i pareri di altre due ragazze che ci dicono: “Non credo che cambiando struttura possano cambiare le cose” e “Non vorrei che l’apertura della Chiesa porti nuovi contrasti” alludendo probabilmente alla recente unione delle due comunità (del Sacro Cuore e di Santa Venera) che ha creato in passato e continua a creare ancora adesso qualche dissidio . L’apertura della Chiesa dunque dovrebbe essere volàno di una maggiore comunione fra le due parrocchie che, pur tuttavia, dovranno mantenere sicuramente le proprie identità.
Un’altra paura riguarda la solitudine provata dalla parrocchia in passato: “Spero che con l’apertura non si provi più la solitudine dell’abbandono da parte dei nostri pastori”.
Insieme alle paure i giovani hanno, però, espresso anche speranze che ad esse sono legate: “Potrebbe essere l’inizio di un nuovo percorso comunitario!” e “Finalmente potremo riscoprirci comunità!” augurandosi di fare di questa “apertura” di una struttura (seppur tanto amata, com’è la nostra Chiesa) anche un’apertura di menti e di cuori, entrambi pronti all’accoglienza, alla cooperazione, all’affiatamento tra di noi e con gli altri.
Ci auguriamo, dunque, che le prospettive, le speranze espresse dai nostri giovani possano essere trasformate in attività concrete di cambiamento positivo che l’occasione dell’“apertura” potrebbe offrirci. Ed inoltre auspichiamo una risposta positiva che colmi i dubbi e le paure che ci hanno confessato così da lasciare soltanto e speranze che presto si trasformeranno in solide certezze.
Gruppo Emmanuel