Chi ha conosciuto Camilla Bella conserva di lei un ricordo affettuoso. Era una persona speciale che metteva Dio al primo posto nella sua vita e dimostrava nella carità operosa verso il prossimo la sua profonda fede. Nata il 15 luglio del 1922, a diciotto anni, conseguì la laurea in Lettere presso l’Università Cattolica di Milano e nella sua vita si impegnò nella sua duplice missione di insegnante di lettere e laica, legata alla chiesa, come volontaria. La porta di casa sua era sempre aperta all’accoglienza di chiunque avesse bisogno di un consiglio, di conforto, di essere ascoltato, di aiuto. Condivideva tutto ciò che aveva, casa, denaro, amore.
La sua morte ha lasciato un profondo dolore in chi la conosceva e le era accanto, soprattutto al pensiero che questa è avvenuta in seguito alle lesioni riportate dopo l’aggressione subita il 29 marzo 2013, mentre andava alle funzioni religiose del Venerdì Santo. Nel tentativo di difendere l’amica che l’accompagnava che era stata presa per il collo da un uomo, sceso da uno scooter grigio Camilla Bella è stata scaraventata a terra e a causa delle lesioni riportate, il 27 aprile 2013 è deceduta. Il dolore e lo sgomento per l’accaduto aprono la porta a tanti interrogativi. Non è stato trovato l’aggressore.
La figlia affidata Maria Puglisi ha fatto pervenire in redazione un accorato appello perché si indaghi ancora per trovare il responsabile, perché a distanza di mesi il dolore profondo per la perdita della mamma le fa desiderare solo giustizia.
“Il 29 Marzo 2013 alle ore 17.15 uno sconosciuto ha aggredito Camilla Bella, mia madre, solo perché si è permessa di difendere l’amica che è stata presa per il collo dall’assalitore.
Io mi rivolgo a te, “caro sconosciuto”.
Riesci a vivere tranquillamente dopo aver provocato la morte di una persona che non eri degno neanche di guardare? Un vero uomo è colui che ha il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie azioni
Io ti chiedo: ami tua madre? Ti piacerebbe se qualcuno facesse a lei ciò che tu hai fatto alla mia?
Devi sapere che lei ti ha perdonato, io no! E credo di avere il diritto di sapere qual è il motivo di tutta quella rabbia che hai sfogato verso una donna che neppure conoscevi. Sei ancora in tempo per dimostrare che sei un uomo. Vieni allo scoperto!”
“Gli insegnamenti di mia madre,- scrive ancora Maria Puglisi,- sono indelebili nel mio cuore. Lei mi ha educata ai valori dell’amore, dell’onestà, della solidarietà e della verità. Lei mi diceva spesso “La verità a qualunque costo”. Pertanto io cerco la verità. Sapere che a nessuno importa scoprire l’identità dell’assalitore mi fa addolorare e arrabbiare perché l’indifferenza o la quieta rassegnazione sono sinonimi di un’ulteriore violenza su mia madre. E’ come se venisse uccisa ancora una volta. E’ come uccidere me insieme a lei. Io voglio che si faccia lo sforzo di aprire le indagini e sensibilizzare tutti al desiderio di conoscere la verità per consegnare alla giustizia un individuo pericoloso che potrebbe ancora far male ad altre persone.
Camilla Bella si è prodigata nei confronti di tutti: bambini, giovani, ragazze madri, ammalati e famiglie bisognose. Il suo sguardo d’amore era allargato su vasti orizzonti, raggiungendo pure l’Africa. Inoltre è stata molto vicina alla Chiesa offrendo un preziosissimo aiuto ad alcuni sacerdoti a lei vicini, nonché a varie istituzioni come l’Avulss, il Meic, l’Azione Cattolica e altri enti. Vorrei che tutti avessero la premura di non lasciare perdere il caso e di onorare la sua memoria anche appoggiando la ricerca della verità sulla sua morte”.
Maria Puglisi