Società / Le “famiglie allargate”: non sempre luoghi felici per i figli che restano ai margini del racconto mediatico

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“Famiglie XL perché allargarsi a volte è meglio”: il titolo apre la pagina di un giornale di questi giorni che prende lo spunto dal film “Mio papà”, storia di un “nuovo patrigno”. “Aumentare le relazioni arricchisce genitori e figli” è la tesi, riassunta nel sommario del titolo.

Non mancano le percentuali: i “nuovi nuclei” sono oggi il 13,4% mentre cinque anni fa erano il 10,7%. I “nuclei classici” sono oggi il 34,1% e cinque anni fa erano il 39,1%. Segue una serie di commenti di adulti, uomini e donne che hanno vissuto oppure vivono l’esperienza delle famigliapseparazioni, delle nuove unioni, degli allargamenti. Uomini e donne che ponendosi su questa linea, secondo gli esperti, “intercettano meglio i cambiamenti della società”. In chi è ai bordi della strada nasce subito una domanda: “Ma qualcuno ascolta i figli di queste coppie, siano essi bambini, adolescenti, giovani?”.

È risaputo che non si possono intervistare i piccoli e su temi così delicati non si possono intervistare gli insegnanti delle scuole dell’infanzia, delle scuole elementari, delle scuole medie. È però possibile parlare, off record, con loro e anche con gli educatori delle associazioni che sul territorio camminano con i piccoli e ne raccolgono pensieri, sogni e sofferenze. Dai molti racconti di vita si è quasi costretti a chiedersi e a chiedere se veramente le “famiglie XL” siano luoghi comunque e sempre felici per i figli. Non si dovrebbe dimenticare che i piccoli, in particolari situazioni, hanno pensieri grandi, pensieri che raramente esprimono perché non si fidano degli adulti, perché non vogliono interrogarli sulle loro responsabilità, perché non vogliono smentirli. C’è in loro una sofferenza che spesso sfugge a quanti si ritengono gli intercettatori infallibili dei cambiamenti della società.

E allora tornano le domande: chi parla con i figli che si trovano coinvolti, senza averlo chiesto, in un allargamento della famiglia? Chi parla con loro che sono gli unici testimoni diretti di una ferita e di una frattura? Chi parla con loro per chiedere cosa ne pensano di un genitore che esce e un altro che entra nella loro vita? Chi parla con loro per sapere se davvero avere più padri e più madri è nei loro desideri, nei loro sogni?

Le domande si affollano nella mente perché ai bordi della cronaca s’incontrano insegnanti ed educatori che, nel pieno rispetto della privacy, raccontano la fatica di vivere di figli i cui genitori rispondono alla crisi con l’allargamento. Non ci sono giudizi nelle parole dei bambini e dei ragazzi.

Un bimbo milanese di dieci anni in “Lettere dal domani” di Romano Battaglia scrive: “I fiori rossi del mio piccolo giardino sono tutti secati. Allora io sono andato dal fiore più grande e ci o detto: perché siete tutti secati? Allora il fiore che stava per morire ha aprito gli occi e mi ha detto così: Noi siamo tutti secati perché in cuesta casa non ci è amore e i fiori senza amore muoiono. Anno ragione i fiori del mio giardino perché la mia mamma e il mio babbo non si vogliono bene”.

Cosa dicono questi “fiori secati”? Cosa dice una letterina, anche se scritta su una carta che il tempo non sbiadisce, rispetto alle affermazioni così sicure di quanti con la “famiglia allargata intercettano meglio i cambiamenti della società”?

Lo si chieda ai bambini, ai ragazzi e anche ai giovani. Non lo si chieda a chi recita una parte in un film. Lo si chieda a chi vive nel proprio cuore le conseguenze di certi “cambiamenti della società”. Non ci si meravigli se, il più delle volte, la risposta dei piccoli sarà fatta di silenzio.

Paolo Bustaffa

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