Economia / La dinastia saudita aumenterà la produzione del petrolio: così l’Arabia Saudita mette in crisi l’Iran e la Russia

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Micidiali, le parole di Papa Francesco, quando ha ricordato “urbi et orbi che per fare le guerre, i soldi si trovano sempre. Si trovano per farle, e si fanno le guerre per far soldi, per impossessarsi di ricchezze e di territori.

La storia ci ricorda che si è guerreggiato pure per singoli prodotti: le spezie, l’argento, il the, l’oppio. Nell’ultimo secolo, spesso e volentieri per il petrolio. Ecco, la novità di questi ultimi mesi è invece la guerra col petrolio, cioè usando gli idrocarburi al posto degli eserciti o delle bombe.

È una guerra pesante e durissima, poco visibile ma con effetti che interessano il mondo intero. L’ha dichiarata – in silenzio – l’Arabia Saudita, contro l’arci-nemico Iran (e il governo siriano di Assad) e contro la Russia che spesso e volentieri l’appoggia. Un conflitto che appunto usa la produzione petrolifera per mettere in ginocchio le leadership di quei due Paesi.petrolio

La dinastia saudita ha infatti deciso di aumentare la produzione petrolifera – l’Arabia è il numero uno nel settore – nonostante la domanda di oro nero sia in calo ovunque. Per conseguenza, in pochi mesi i prezzi sono crollati: da sopra i 100 dollari al barile, agli attuali 70. Ciò comporta due effetti sui nemici dei sunniti sauditi, oltre ai prevedibili minori incassi per gli stessi arabi che però sono abbastanza ricchi per permetterseli: la fuga di ogni progetto di ulteriori esplorazioni, perché sotto i 90 dollari al barile non sono più convenienti (e quelle russe nel Mar Artico sono particolarmente complesse e costose); soprattutto, il taglio cospicuo delle entrate per russi e iraniani, le cui economie si basano in gran parte sull’esportazione di greggio.

Una mossa che fa felici i consumatori di tutto il mondo, però devastante per alcune economie, e alcuni governi. Tra gli effetti “indesiderati”, sta mettendo in ginocchio anzitutto il Venezuela post-chavista, ma anche la Nigeria, l’Algeria, insomma Paesi che basano l’economia sull’export di greggio.

Ma sono le conseguenze sui “nemici” che qui ci interessano. L’Iran – già soggetto alle sanzioni occidentali – è travolto da un’inflazione a doppia cifra; la Russia passerà mesi (i prossimi) di grandissima difficoltà appunto per il combinato di sanzioni economiche occidentali e di mancati introiti petroliferi. Putin sta facendo il diavolo a quattro, a Mosca e dintorni: stanno saltando alcuni oligarchi con le loro immense ricchezze personali; sta dando fondo alle riserve nazionali di qualsiasi tipo (cereali, fondi pensionistici…). Sa che deve in tutti i modi garantire quel minimo di benessere acquisito dai russi in questi anni. Tra l’altro, si trova così nelle condizioni peggiori per eventuali conflitti in Ucraina e dintorni.

Durerà molto, questa guerra nascosta? Dipenderà da vari fattori. Non ultimo, la reazione di chi la sta subendo. Perché né a Teheran né a Mosca c’è gente disposta a farsi travolgere senza colpo ferire. Quale colpo, vedremo. Gli ultimi soldi, anche questa volta verranno sicuramente trovati per le armi.

Nicola Salvagnin

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