Sinodo e social / Papa Francesco: “Questa è la libertà che c’è nella Chiesa”

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Profonde innovazioni nella sostanza e nella forma. Una rivoluzione voluta dallo stesso Papa Francesco: “Alcuni di voi possono chiedermi: ‘Hanno litigato i Padri?’. Ma, non so se hanno litigato, ma che hanno parlato forte, sì, davvero. E questa è la libertà, è proprio la libertà che c’è nella Chiesa”. Cifre molto incoraggianti dall’account Twitter @HolySeePress e dalla pagina ufficiale (synod14.vatican.va)

È problematico stilare la lista delle interviste rilasciate da vescovi e cardinali sui temi affrontati nel Sinodo della famiglia. Ed èSinodo altrettanto difficile raccogliere i commenti, gli interventi pubblici e i dibattiti che hanno animato i mesi di preparazione interpretando, ciascuno “pro domo sua”, l’orientamento che avrebbero dovuto prendere i lavori dei padri sinodali. Una mole ponderosa di pensieri e parole che si sono tradotti nella pubblicazione di una considerevole libellistica.

La scelta comunicativa che si è attuata con la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi (5-19 ottobre 2014) ha segnato un salto decisivo in due direzioni. La prima è nella sostanza: il Documento preparatorio inviato alle diocesi di tutto il mondo è stato redatto e condiviso senza reticenze e pudori. Parimenti, la consegna del libero dibattito affidata ai padri sinodali ha incontrato il benestare dei media e, ancor di più, dell’opinione pubblica. Se è vero che le posizioni manifestate sono state talvolta contradditorie, generando in non poca parte dei lettori un senso d’inquietudine rispetto alle questioni cruciali che sarebbero state affrontate nell’Aula, non bisogna però dimenticare il contesto entro il quale era chiamata ad operare la Santa Sede. L’opzione comunicativa di fondo, in tal senso, è stata quella di far precedere al dibattito che si sarebbe svolto nel privato delle Mura leonine un periodo di coltura rigorosamente pubblico, dando conto della complessità dei temi che si andavano affrontando e della franchezza con cui gli stessi sarebbero stati trattati dai padri. Nel concedere la massima libertà espressiva, si è corso il rischio di esporsi ad un’informazione mediatica polarizzata su alcuni punti cardine (divorziati risposati e unioni omosessuali). Tuttavia, nella trasparenza della linea scelta, è stata garantita l’obiettività delle posizioni e si è mostrata la faccia più intima della Chiesa capace di convergere e dibattere anche partendo da posizioni differenti. Ne è testimone lo stesso Papa Francesco, che nell’udienza generale del 10 dicembre ha detto: “Alcuni di voi possono chiedermi: ‘Hanno litigato i Padri?’. Ma, non so se hanno litigato, ma che hanno parlato forte, sì, davvero. E questa è la libertà, è proprio la libertà che c’è nella Chiesa”. Anche la decisione di rendere noti i voti della “Relatio Synodi” è andata nella direzione della maggiore chiarezza, in modo che non vi fossero confusioni o equivoci.
La seconda novità introdotta dal Sinodo straordinario è nella forma. Chi era alla guida della macchina comunicativa si è trovato a fronteggiare un problema di gravosa gestione: come dare conto delle centinaia d’interventi dei padri sinodali, da pubblicare in tante lingue e in pochi giorni? Come redigere le sintesi di tutte le relazioni tenute in Aula? In che modo rendere accessibile il dibattito senza trasformarlo in qualcosa di fumoso, impossibile da assorbire per la valanga di contribuiti? Accanto alla libertà per vescovi e cardinali di potersi esprimere attraverso i media, la Sala Stampa della Santa Sede ha scelto la via dei social network di sostegno al briefing quotidiano. Una soluzione che, oltre ad essersi dimostrata efficace in termini di comunicazione, ha permesso anche un risparmio economico considerevole: basti pensare che, nei Sinodi precedenti, la squadra di lavoro che si occupava dell’elaborazione dei testi era composta da una quarantina di persone assunte ad tempora, per un costo complessivo di circa 200mila euro.
Dall’account Twitter @HolySeePress, utilizzato fino ad allora per rilanciare automaticamente i bollettini, sono stati pubblicati oltre 2.400 tweet (550 tra foto e link video) in inglese, spagnolo e italiano di padri sinodali, esperti, uditori, delegati fraterni. L’efficacia della comunicazione è dimostrata dai numeri: 3,3 milioni di visualizzazioni, con una media giornaliera aumentata di 68 volte rispetto al periodo pre-sinodale; 12.646 retweet; 6.141 tweet preferiti. L’hashtag #Synod14 lanciato per l’occasione è stato ripreso in 68mila tweet da tutto il mondo e 11mila hanno indicato al proprio interno l’account @HolySeePress. Oltre alla presenza sui social network, la comunicazione del Sinodo ha percorso anche la strada della multimedialità in internet con la pagina ufficiale (synod14.vatican.va). Dal 3 al 20 ottobre sono stati pubblicati 494 contributi di testo, audio e video. Tra questi: 19 dirette integrali, 220 contributi video, 199 audio. Le lingue utilizzate sono state: italiano, inglese, francese, spagnolo, cinese, portoghese, arabo. Alcuni contributi sono stati condivisi anche in polacco, bulgaro, armeno, bielorusso, russo, sloveno, albanese, lettone, lituano, tamil. Le visite complessive al canale sono state 90mila, principalmente da Italia, Usa, Spagna, Brasile, Francia e Argentina.

Riccardo Benotti

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