Marco Lovato e Laura Lubatti sono sposati da 18 anni. Nel 1992 sono arrivati ad Acireale, perché Don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII ha fatto loro un “regalo di nozze” impegnativo, occuparsi di una casa famiglia presso la nostra Diocesi. Vivono a Linera. La loro famiglia comprende 5 figli naturali, tre femmine di due, dieci e tredici anni e due maschi di cinque e quattordici anni, e 9 figli con svariati problemi che hanno accolto seguendo il carisma specifico della loro comunità che invita a condividere la vita con persone sole e svantaggiate dando loro il calore e il supporto di una vera famiglia.
“La Diocesi ci ha sempre aiutato- racconta Marco- sia mettendo a nostra disposizione in comodato d’uso delle case, sia sostenendoci con i fondi dell’otto per mille. Ci siamo sentiti accolti e siamo stati sempre stimolati a crescere, infatti oltre alla casa di Linera, sono sorte altre realtà simili a Giarre, a Monacella una frazione di Santa Venerina e a Randazzo. Inoltre ci è stato reso possibile fondare come cooperativa sociale, una falegnameria “Ro’ la formichina” dove facciamo esperienza del lavoro specialmente con i ragazzi del carcere minorile, con ragazzi che stanno facendo un percorso per uscire dalla tossicodipendenza e con ragazzi portatori di handicap con disagio familiare. La nostra casa è diventata anche un centro diurno per ragazzi con handicap gravi che hanno finito l’obbligo scolastico”.
“Come casa-famiglia – continua Marco- non accogliamo chi ne ha bisogno per fasce d’età, perché la nostra idea di famiglia è quella di un papà e una mamma che si occupano sia del bambino, sia del nonno e siamo convinti che nella famiglia debba ripartire il cammino di ogni persona che sia portatore di handicap, tossicodipendente, o detenuto. Don Oreste insisteva sempre che invece della certezza della pena dobbiamo parlare della certezza del recupero…e dove meglio che in una famiglia un ragazzo può imparare ad instaurare delle relazioni positive che lo aiutino a recuperare e a riabilitarsi. All’interno di una famiglia accogliente cerchiamo di dare gli stimoli necessari perché sentendosi voluto bene e rispettato ciascuno riesca a dare il meglio di sé”.
“Noi come ogni famiglia cerchiamo di vivere la quotidianità con normalità, dove ognuno ha i suoi impegni, la scuola, dei lavori da svolgere in casa, ci dividiamo i compiti e anche la persona con maggiore difficoltà deve avere il suo compito: apparecchiare la tavola o buttare l’immondizia, dare la sveglia al mattino, riordinare la propria stanza, ogni persona deve avere un ruolo, deve poter fare qualcosa per l’altro, ci si deve sentire responsabili della vita degli altri e fare cose importanti per loro”.
“I volontari che ci aiutano sono una risorsa preziosa, ci sono ragazzi che svolgono presso la nostra casa il servizio civile. Il volontario che viene da noi è un amico di famiglia e quando è qui se stiamo pregando pregherà con noi, se stiamo mangiando, mangerà con noi, se c’è bisogno di una mano per sistemare delle cose, ci aiuterà. Abbiamo sperimentato più volte la Provvidenza e capiamo che questa casa non è nostra, ma è di Dio, perché Dio Padre, anche nelle cose materiali, pensa ai suoi figli”.
“Io e mia moglie diamo spazio alla preghiera personale- dice ancora Marco- e come coppia preghiamo anche insieme e abbiamo dei momenti di preghiera comunitaria insieme ai nostri figli e il dono più bello che ci hanno fatto i Vescovi di tutte le diocesi dove siamo, è la presenza di Gesù Eucaristia nelle nostre case. Anche Giovanni Paolo II in un’udienza privata per la nostra Comunità ci ha esortati a mettere Gesù Eucaristia al centro nelle nostre case e noi cerchiamo di presentare Gesù alle persone che incontriamo e mettiamo al primo posto l’accoglienza dei più poveri perché vogliamo seguire Gesù povero e servo che espia il peccato del mondo”.
Laura Pugliatti