È facile intuire l’importanza del ruolo di queste figure pastorali negli Stati Uniti, se si tiene conto che quasi 3.500 parrocchie non hanno un sacerdote fisso e 388 sono affidate a diaconi permanenti, stando a uno studio pubblicato nel 2014 dal Center for Applied Research in the Apostolate. I “lay ministry” avviati l’anno scorso sono stati 790 e per il 2015 è previsto un incremento del 20%.
Molti teenager non sanno esattamente quel che faranno da grandi. Ma Emily Anderson aveva le idee chiare fin da piccola: voleva seguire i giovani della sua parrocchia nel cammino spirituale. “La fede è sempre stata una parte importante della mia vita”, racconta. “Ho capito presto che sono parte dei disegni di Dio e volevo percorrere questa strada”. Anderson sapeva, però, che per lavorare con i ragazzi occorreva molta preparazione. Per cui, dopo essersi laureata alla Christopher Newport University a Newport News in Virginia, ha proseguito gli studi con un master in teologia alla Franciscan University di Steubenville in Ohio. “Fin da ragazza – spiega al Sir – ho lavorato con i bambini e i teenager della mia comunità. Eppure a volte c’erano domande alle quali facevo fatica a rispondere. Per cui ho ritenuto necessario irrobustire la mia preparazione”.
In questo angolo d’America… Già a 24 anni Emily Anderson lavorava a tempo pieno come ministro laico. Oggi di anni ne ha 31 e da cinque è direttrice del progetto giovani della parrocchia di St. James a Falls Church, un paese adagiato sulle colline della Virginia. La sua vicinanza d’età ai ragazzi è senza dubbio un vantaggio perché, dice, riesce a intuire meglio le problematiche degli adolescenti rispetto a educatori più avanti con l’età. Ma certamente l’impegno in termini di tempo ed energie non è da poco. “Sono single e al momento dedico molto tempo alla chiesa”, spiega. “Forse non riuscirò a farlo per sempre, ma per adesso è un sacrificio che faccio volentieri”. Un impegno all’interno della comunità parrocchiale, dunque, in sintonia con i sacerdoti, i religiosi, i catechisti che già si sono messi a disposizione dell’impegno missionario in questo angolo d’America.
I “lay ministers”. I giovani come Anderson che diventano “lay minister” e si dedicano alle rispettive parrocchie stanno diventando una presenza sempre più significativa e caratterizzante del mondo cattolico americano. L’età media dei ministri laici è ancora piuttosto elevata (attorno ai 60 anni) e questo è dovuto al fatto che molti pensionati si mettono a disposizione nelle parrocchie per esempio come catechisti. Eppure negli ultimi cinque anni il trend evidenzia un forte aumento di laici sulla trentina.
Lettera pastorale. Alla luce dell’interesse crescente per la figura del “lay minister”, i college e le università cattoliche americane hanno messo a punto corsi per preparare ai ministeri laici. In molte istituzioni le iscrizioni stanno aumentando. Con energia, voglia di fare e passione questi cattolici portano entusiasmo alle parrocchie da New York a Los Angeles passando per il Midwest. Già previsti dal Concilio Vaticano II, questi ministeri sono stati molto incoraggiati negli ultimi anni dalla Conferenza episcopale americana. In questo senso un documento basilare è stata una lettera pastorale del 2005 intitolata “Collaboratori nella vigna del Signore”. In tale documento i vescovi hanno scritto: “Tutti i battezzati sono chiamati a migliorare il mondo in cui vivono. Molti lo fanno nella dimensione secolare, altri operano all’interno della Chiesa e costruiscono la comunione ecclesiale, il cui obiettivo è trasformare il mondo”.
Corsi di formazione. È facile intuire l’importanza del ruolo dei laici negli Stati Uniti se si tiene conto che quasi 3.500 parrocchie non hanno un sacerdote fisso e 388 sono affidate a diaconi permanenti, stando a uno studio pubblicato nel 2014 dal Center for Applied Research in the Apostolate. I “lay ministry” avviati l’anno scorso sono stati 790 e per il 2015 è previsto un incremento del 20%, anche perché ora diversi collegi cattolici offrono corsi per la formazione. Uno di questi corsi è organizzato dall’Università di Seattle e si chiama Scuola di teologia e ministero. È un master in studi pastorali, leadership trasformativa e spiritualità. Negli ultimi dieci anni, Mark S. Markuly, preside di facoltà, ha notato un forte aumento del numero di studenti, giovani o adulti che si iscrivono a questi corsi. “Negli ultimi tempi le cose sono molto cambiate”, spiega Markuly. “Negli anni ‘80 e ‘90 la tendenza era quella di iscriversi a facoltà che potessero assicurare un super stipendio, insieme a potere e influenza. Ma ultimamente ci sono sempre più giovani che dicono ‘voglio vivere una vita più semplice, e voglio che la mia vita conti davvero’”. La Chiesa statunitense riparte anche da qui.
da New York, Damiano Beltrami