Lei nutrizionista, lui medico. All’opera lei in cucina, lui fra gli anziani, anche solo per aiutarli a camminare o a mangiare. Il lungo fidanzamento, il matrimonio senza l’abito buono ma con tanti amici, il soggiorno di studio in Danimarca e il sogno di diventare una “famiglia missionaria aperta all’accoglienza”. E poi, soprattutto, aspettano un figlio. Il lavoro? Verrà, con tutto il resto
Nessuna meta esotica, nessun paesaggio tropicale o spiagge da fiaba, nessuna crociera a solcare mari da sogno. Jonathan e Marica il loro viaggio di nozze lo stanno facendo, dal 13 dicembre 2014, a Betlemme, presso la casa di accoglienza per persone anziane della Società Antoniana aiutando le Figlie di Maria Ss.ma dell’Orto, meglio note come Gianelline, quattro infaticabili suore che da anni se ne prendono cura con dedizione. Li incontriamo a Betlemme tra le 22 anziane ospiti della casa. Jonathan, di professione medico, è impegnato a dare da mangiare – è ora di pranzo – a una delle ospiti, le sistema con cura il tovagliolo per evitare che si sporchi, le
versa da bere, parla con lei. Ma senza ottenere particolari risposte. Marica, invece, lavora in cucina, un ambiente che conosce bene. È nutrizionista e di cibo se ne intende. Se poi si tratta di preparare piatti adatti all’età delle persone della casa, allora la sua competenza diventa un valore aggiunto alla qualità dell’accoglienza. Insieme ad altri giovani volontari cercano di regalare sorrisi, carezze e qualche parola di conforto a queste persone, invitandole a non scoraggiarsi mai. È un lavoro faticoso anche perché per tre volte a settimana alle ospiti della casa si aggiungono almeno 35 anziani del centro diurno, tutta gente bisognosa.
Al termine del servizio ci sediamo anche noi a mangiare. Sulla tavola del riso condito, del pollo e dell’hummus, tradizionale salsa a base di pasta di ceci e di semi di sesamo. Ci mettiamo a parlare e il loro accento tradisce non poco le chiare origini romagnole, di Forlimpopoli lui, di Rimini lei. Con un cammino percorso all’interno della pastorale giovanile francescana, nel Servizio orientamento giovani di santa Maria degli Angeli, Marica che proviene dall’Ac e Jonathan, “vecchio scout”, sono arrivati a Betlemme due anni dopo un pellegrinaggio in Terra Santa nel quale, ricorda lui, “le ho chiesto di sposarmi. Eravamo sul lago di Tiberiade, nella chiesa del primato di Pietro”. “Dopo cinque anni di fidanzamento! Non sono riuscita a dire di sì… subito. E pensare che c’è stato un momento che volevo lasciarlo. Ci siamo sposati il 6 settembre dello scorso anno a Rimini, nella Chiesa della Resurrezione, cara a don Oreste Benzi, dopo 6 anni di gioie e di dolori dovuti sia alla vicinanza sia alla lontananza”, dice Marica sorridendo. “Sono stati tre giorni di festa – ricordano insieme – aperta a tutti anche a quelli che avevamo conosciuto negli ultimi tempi. Un vero e proprio matrimonio in jeans, con il ‘vestito buono’ come ultimo dei problemi. Eravamo in una struttura dell’associazione Papa Giovanni XXIII (Apg23). Abbiamo fatto tutto noi, cucinato anche il pranzo prendendo in prestito tovaglie e noleggiando piatti, tavoli, friggitrici”. Un menù spiccatamente romagnolo ma una Messa bilingue vista la presenza di amici da Paesi stranieri. “All’epoca vivevamo in Danimarca”, dice Jonathan, che nel Paese scandinavo ha fatto il suo dottorato di ricerca e oggi si trova “senza lavoro” così come Marica.
Ma il futuro non sembra preoccupare molto i due che guardano al presente. “Siamo a Betlemme, un vero regalo”, aggiunge Marica, che si lascia sfuggire una rivelazione. “Poco prima di partire mi sono accorta di essere incinta. Avevo qualche remora a venire ma Jonathan ha insistito ed eccoci qui in dolce attesa”. Nella casa della Società Antoniana i comfort non sono certo quelli di una camera di hotel ma Jonathan e Marica non se ne curano: “La mattina ci svegliamo e ci mettiamo alla spasmodica ricerca di acqua calda che in questo periodo di gran freddo – è caduta parecchia neve nei giorni scorsi – è sempre scarsa”. Il tempo di sistemarsi e mettersi a lavoro, Marica in cucina e Jonathan a piegare panni e altre mansioni prima di salire nelle stanze delle più anziane per aiutarle a camminare e fare compagnia. “È importante rivolgere loro la parola visto che non parlano mai con nessuno”, dice con un velo di amarezza. “Sono persone anziane, malate, sole, abbandonate al loro destino che in una realtà difficile come quella di Betlemme è ancora più duro”. Alla fine della giornata non resta molto tempo da dedicarsi, tuttavia i due giovani riminesi approfittano di questo tempo per tornare in qualche luogo santo o per tenere i contatti con i loro amici e parenti rimasti in Italia ai quali nulla è stato ancora detto della gravidanza. “Lo diremo al nostro ritorno e sarà una bella sorpresa”.
La data del rientro è “slittata già due volte”. Poi ci sarà da pensare alla nuova vita in arrivo, a un lavoro che manca, a una casa da trovare. Ma i desideri non mancano: “Il più grande sarebbe vivere come famiglia missionaria aperta all’accoglienza. Ma nulla – dicono i due con grande realismo – s’improvvisa per questo stiamo cercando, con l’aiuto di Apg23 e dei frati di Assisi, di capire come realizzarlo. A marzo torneremo in Danimarca dove – spiega Jonathan – ho una borsa di studio di tre mesi. A quel punto decideremo il da farsi, se tornare in Italia o meno. Inutile fare piani ora. Godiamoci ciò che stiamo vivendo, poi cercheremo una casa, un lavoro”. Marica e Jonathan sono rientrati in Italia il 19 gennaio, la luna di miele è finita. Ora ne comincia un’altra molto più lunga…
da Betlemme, Daniele Rocchi