Politica anti-Europa / Putin fa campagna acquisti anche se per stringere strane alleanze

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Da alcuni mesi il Cremlino ha iniziato un’opera di avvicinamento a varie formazioni politiche europee accomunate da una forte contrarietà al processo d’integrazione e alla politica economica dettata da Bruxelles/Francoforte. Da Marine Le Pen a Salvini e Farage. Alle destre e ai populisti ora si aggiunge il comunista greco Tsipras. Tutti interlocutori scomodi per l’Unione.putin - Copia

Il 2015 sembra destinato a vedere ancora la Russia come un attore primario della politica internazionale su vari scacchieri, non necessariamente con un ruolo di stabilizzatore. Ormai da tempo sappiamo che Putin ama una politica estera muscolare, diretta, al di fuori delle organizzazioni internazionali e delle loro procedure, una politica estera “ottocentesca” che si prefigge di accrescere la potenza di Mosca e la sua influenza in Europa e in Asia, senza nascondersi dietro la retorica. La situazione economica in Russia è grave, a causa delle sanzioni imposte dall’Occidente in seguito alla crisi Ucraina, del basso prezzo del petrolio e anche di distorsioni e fragilità interne. Tuttavia, Putin non si fa irretire, e anzi rilancia la partita sul piano più puramente politico, quello che veramente gli si addice.

Per questo motivo, il Cremlino da alcuni mesi ha iniziato un’opera di avvicinamento a varie formazioni politiche europee accomunate da una forte contrarietà al processo d’integrazione e alla politica economica dettata da Bruxelles/Francoforte. Non sono più un mistero i nove milioni di euro versati a sostegno della campagna elettorale di Marine Le Pen in Francia, come non sono un mistero i ripetuti contatti fra il partito di Putin e lo UK Independence Party di Farage in Inghilterra. Anche la Lega di Salvini, sempre meno interessata al federalismo e sempre più simile a un tipico partito populista di estrema destra, intrattiene buoni rapporti con vari esponenti politici russi legati all’entourage del Presidente. Dato però che il nazionalismo di Putin, ex colonnello del Kgb, ha radici nel vecchio partico comunista sovietico, si scopre che anche il nuovo governo greco di Tsipras guarda con interesse a Mosca. Il ministro degli Esteri di Atene ha già prefigurato la possibilità di una politica estera greca più vicina alle posizioni della Russia e dei separatisti del Donbass sulla questione Ucraina, mentre lo stesso Tsipras ha ricevuto dall’ambasciatore russo la rassicurazione che il governo di Putin è pronto ad aiutare economicamente la Grecia, nel caso in cui gli impietosi falchi di Bruxelles (e di Berlino) dovessero dimostrarsi sordi alle richieste di riduzione del debito.

L’Ue scricchiola, è attraversata da molteplici tensioni, ha perso slancio e visione politica. In importanti Stati membri, buona parte dell’opinione pubblica percepisce le istituzioni comunitarie non sufficientemente democratiche e una fonte di sempre più pesanti costrizioni. La Germania e alcuni Stati nordici a essa legati sono sempre più insofferenti verso gli Stati ad alto debito, considerati irresponsabili e inaffidabili. Putin soffia sul fuoco di queste divisioni e cerca di trarne vantaggio. Lo fa esercitando pressione dall’esterno sul conflitto in Ucraina e sostenendo partiti amici all’interno dell’Ue, che indeboliscano la già instabile Unione e promuovano le ragioni di Mosca. Se il debito dell’Ucraina costringesse Kiev a dichiararsi insolvente o si prefigurasse una fase d’instabilità in Arabia Saudita in seguito alla morte di re Abdullah, con conseguente aumento del prezzo del petrolio, Putin si sentirebbe nuovamente forte e, com’è nel suo stile, diverrebbe ancora più assertivo.

La politica in Europa si sta definitivamente trasformando, relegando in cantina le classiche divisioni fra destra e sinistra. Temi quali il futuro dell’Ue, l’immigrazione, le frontiere delle biotecnologie cercano proposte politiche solide che per ora mancano. Le uniche voci forti si levano da movimenti populisti. Allo stesso modo, manca una visione realista e lungimirante in politica estera. La Russia non è un alleato dell’Europa, ma non può diventarne un nemico, deve divenire un partner con cui sia possibile collaborare, perché cruciale in tanti ambiti, a partire dalla lotta all’Isis.

Stefano Costalli