Anche da parte dei musulmani, oltre che dei cristiani duramente colpiti dagli attacchi terroristici, la richiesta al governo di fornire un’adeguata protezione ai luoghi di culto. Non ci si nasconde i rischi legati alla giustizia fai-da-te che non fa che aggravare le tensioni fra le diverse Confessioni.
“Gli attentati alle chiese di Youhanabad rendono la comunità cristiana in Pakistan più vulnerabile. La reazione della minoranza, che ha linciato due persone, dimostra che la gente è stufa della situazione attuale e non ha fiducia nelle istituzioni, dal momento che non hanno mai fornito giustizia alle minoranze”. È quanto ha detto ad “Asia News” Mohammad Hanif, musulmano e coordinatore per il distretto di Pakpattan dell’ong South Asia Partnership Pakistan (Sap-Pk). Insieme ad altre 300 persone, ha partecipato a una manifestazione pacifica, organizzata per condannare gli attentati a Lahore della scorsa settimana.
I fatti di Lahore. Due militanti del Jamaat-ul-Ahrar – movimento affiliato ai talebani pakistani (Tehreek-e-Taliban Pakistan) – con l’attacco a due Chiese cristiane, la cattolica St. John e la protestante Christ Church, hanno provocato la morte di 17 persone e il ferimento di altre 70. Il gruppo terroristico, che ha deciso di colpire di domenica per garantirsi la massima affluenza della popolazione – le Chiese ospitavano rispettivamente 800 e 1.100 persone al momento delle esplosioni – ha rivendicato l’azione, dichiarando: “Abbiamo raggiunto Lahore, il centro del Punjab, che è una sfida e un avvertimento ai governanti”. I due attentatori sono stati bloccati dalla polizia e si sono fatti esplodere. Dopo gli attacchi, la folla ha protestato violentemente e pensando d’identificare due uomini come complici dei fatti, li ha linciati e dato fuoco ai loro corpi. I due erano innocenti. Successivamente, durante una trasmissione televisiva organizzata di fronte alla grotta di Maria nella chiesa cattolica di St. John, sono arrivate le dichiarazioni di padreEmmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana, alla presenza dell’acivescovo di Lahore Sebastian Shah, due preti cattolici, due pastori protestanti, due studenti islamici e ufficiali della polizia: “Noi chiediamo perdono per la reazione della comunità cristiana. I predicatori pregano solo per la pace, ma noi non siamo esperti in anti-terrorismo”. Una dichiarazione pubblica di condanna, come chiedevano di fare i rappresentanti della comunità musulmana, avvalorata da quanto padre Mani ha poi dichiarato ad “Asia News”: “Questo gesto [il linciaggio] ha azzerato la nostra posizione negli attacchi alle Chiese. Noi adesso possiamo solo chiedere perdono”.
La protezione delle minoranze. I responsabili del linciaggio, nei giorni seguenti, sono stati identificati dalle forze di polizia, che peraltro è accusata da molti di non garantire protezione adeguata alle minoranze. Lo stesso MuftìMuhammad Usman, leader religioso islamico e membro della fazione di Samiul Haq del Jamiyat Ulema-e-Islam (Jui), ha affermato: “È responsabilità dello Stato fornire protezioni ai luoghi religiosi del Paese. Il governo ha fallito nel proteggere le minoranze del Pakistan. I cristiani non sono solo una minoranza religiosa in questo Paese, ma nostri fratelli, parte dello Stato come i musulmani. Secondo l’islam è nostra responsabilità proteggere le loro vite e i loro beni da ogni forma di terrorismo. La condanna verbale del nostro governo agli attacchi di Youhanabad non è sufficiente. Servono azioni concrete. Il terrorismo è una questione nazionale e, per questo, dobbiamo essere uniti e lottare contro questi terroristi disumani”.
Umberto Sirio