Correva l’anno 1992 e il “Karaoke” di Italia 1 alle 20 faceva cantare la gente in piazza, con Fiorello mattatore. Corre l’anno 2015 e il “Karaoke” torna sulla stessa rete, alla stessa ora, ma al posto del Rosario nazionale c’è Angelo Pintus. E il programma simbolo degli anni Novanta non è più lo stesso.
L’edizione di oltre vent’anni fa aveva definitivamente lanciato nel firmamento dello spettacolo Fiorello, capace di riproporre in chiave nostrana uno spettacolo che – come si intuisce dal nome – era già un successone in Giappone (in lingua originale, il termine composto da “kara”, che significa “vuoto”, e “oke”, forma contratta di orchestra, si traduce letteralmente “senza orchestra”).
Ai comuni cittadini delle piazze italiane si offriva una preziosa occasione per mostrare le proprie doti canore, togliendosi la soddisfazione di esibirsi davanti a una platea o addirittura provando seriamente a sfondare grazie al fortuito ascolto di qualche discografico attento, in tempi in cui i talent show canori dovevano ancora essere pensati. Alla fine di ogni puntata il pubblico decretava il vincitore.
Dopo la messa in onda delle prime puntate registrate, la trasmissione ottenne ascolti tanto bassi che i dirigenti Mediaset (allora Fininvest) valutarono seriamente di sospenderla. Ma poi vi fu una repentina crescita di successo, che portò la rete a rilanciare un programma di tale risonanza che finiva per fare concorrenza diretta ai telegiornali della sera. Anche l’idea di trasmettere dalle piazze di diverse città italiane aveva il suo fascino, in un’epoca in cui la connessione digitale non aveva ancora abbattuto i limiti di spazio, tempo e relazione come accade ora. Oggi come vent’anni fa il pubblico da casa può cantare insieme ai concorrenti, leggendo le parole sullo schermo.
Perfino Francesco Rutelli, allora sindaco di Roma, si esibì accompagnato da Fiorello, cantando “Roma nun fa’ la stupida, stasera” durante un Superkaraoke con ospiti d’onore. Ma c’è stato anche chi ha partecipato al programma da illustre sconosciuto e poi ha avuto veramente una carriera nel mondo della canzone: non solo Silvia Salemi e Annalisa Minetti, ma anche Tiziano Ferro ed Elisa. Per non parlare della conduttrice Camila Raznovich e dell’attrice Laura Chiatti.
Dopo la conduzione di Fiorello dal 1992 al 1994, toccò al fratello Beppe (allora chiamato Fiorellino) e ad Antonella Elia raccogliere il testimone, ma nel 1995 il programma fu sospeso per l’eccessivo calo di ascolti. Ora è stata affidata a Pintus la riedizione di un formato che appare fuori tempo e che, soprattutto, non presenta più quel carattere di novità e di spontaneità che ne ha segnato la prima edizione. Al nuovo conduttore – di cui si ricorda ancora il pesante “flop” al Festival di Sanremo di quest’anno – è toccata un’eredità pesante, in termini di confronto con il suo illustre predecessore. Il quale, peraltro, veniva dalla gavetta dell’animazione nei villaggi turistici, quindi sapeva captare “a pelle” le emozioni del pubblico presente e reagire istintivamente di conseguenza. Pintus, invece, per quanto si agiti e si prodighi non riesce a somigliare nemmeno un po’ a Fiorello, ma soprattutto non ha una riconoscibilità propria, se non quella come cabarettista-imitatore che può funzionare soltanto se occupa la scena con sketch brevi e battute fulminanti.
La gente o la si fa ridere o la si fa cantare, oppure la si fa cantare per ridere. Pintus non riesce a centrare pienamente nessuno di questi obiettivi, nonostante la sua indubbia buona volontà.
Marco Deriu