Una ricerca del Parlamento dell’Unione europea mette in luce i rischi di corrosione di alcuni diritti fondamentali per i cittadini che incidono sulla loro vita e pongono interrogativi alla pratica democratica dei Paesi.
Il cuore della ricerca riguardava gli Stati più colpiti dalla crisi: Spagna, Belgio, Portogallo, Grecia, Italia, Malta Cipro, ai quali è stato chiesto di ridurre le spese per riequilibrare i conti pubblici, la famigerata austerity.
Dai risultati del rapporto emerge come sono i cittadini a pagare con la riduzione dei servizi per la salute, l’istruzione, il lavoro. A farne le spese sono le fasce più deboli della popolazione.
Per quanto riguarda i sistemi sanitari in tutti i Paesi considerati sono stati circoscritti i criteri di accesso alle cure mediche ed è stato chiesto un ulteriore contributo economico agli utenti: ad esempio, sono stati ridotti i posti letto negli ospedali, sono stati aumentati o introdotti ticket per alcune visite mediche o analisi cliniche. Inoltre sono stati ridotti i servizi e i tempi di attesa sono diventati più lunghi. Anche se l’offerta privata è aumentata, i costi rimangono alti.
Situazione simile si rileva nel campo dell’istruzione, dove si riscontra una diminuzione della qualità complessiva: nei Paesi c’è stata una contrazione dell’investimento in risorse umane (contrazione degli stipendi e diminuzione del personale) oltre che un aumento del numero di studenti per classe. Si pensi che in Italia lo staff tecnico e ausiliario ha subito una riduzione del 17%. A questo si aggiunge un taglio ai servizi: sempre in Italia in alcune aree si registra una diminuzione negli standard d’igiene. Per quanto riguarda il lavoro sono considerate le condizioni in cui la persona opera. Innanzitutto è stata rilevata una contrazione dei salari e un aumento della precarietà che rischiano di alimentare il fenomeno dei working poor (lavoratori che guadagnano abbastanza per arrivare a fine mese) e la frammentarietà delle carriere professionali oltre all’instabilità nel lavoro.
Senza una nuova attenzione alle politiche di welfare sarà sempre più difficile garantire la protezione sociale ai cittadini. La situazione se è più grave nei Paesi esaminati dal rapporto può essere generalizzata anche agli altri Paesi di tradizione democratica. Alcuni studiosi di diversa provenienza, tra i quali il politologo Colin Crouch o l’economista, premio Nobel, Joseph Stiglitz, sottolineano che in questo periodo si assiste a un processo di lenta erosione dei diritti di cittadinanza. I primi a essere colpiti sono i diritti sociali. La grande crisi ha avuto un effetto deleterio. Il soccorso che i governi dei grandi Paesi hanno offerto alle banche, quelle troppo grandi per fallire, è come se avesse determinato un’alleanza tra politica e finanza che tende a escludere i comuni cittadini. Nelle società democratiche si corre così il rischio di un “fallimento della politica”, come scrive Stiglitz nel “prezzo della disuguaglianza”.
Andrea Casavecchia