Da oltre tre anni il Centro di Aiuto alla Vita di Giarre, in collaborazione col 118, ha realizzato la Culla per la Vita, che ha sostituito ciò che in passato rappresentava la ‘ruota degli esposti’: in pratica, in assoluto anonimato, è possibile lasciare un neonato in tale struttura che è dotata di un segnale che allerta immediatamente il servizio 118.
Com’è noto, durante le ultime festività pasquali la Culla ha ricevuto un piccolo, grande ospite, al quale volontari ed ospedalieri hanno dato in un primo momento il nome di Pasqualino: per quanto nome provvisorio, fino al momento dell’adozione, non poteva esserci scelta più appropriata.
Della vicenda parliamo con Cesare Scuderi, da sempre volontario “per” la vita, assieme alla moglie ed a tante altre persone meravigliose, che Giarre e l’hinterland non ringrazieranno mai abbastanza.
“Quando, il 26 febbraio 2012, il Centro di Aiuto alla Vita di Giarre inaugurò la Culla per la vita – ci confessa Cesare, che è il responsabile del Centro – molti si chiesero se servisse veramente o fosse una cosa inutile, collocata solo per fare scena. La domanda ce la eravamo posta anche noi. Vero che esistevano altre Culle sparse un po’ in tutta Italia dove raramente erano stati lasciati dei bambini, però…”
Il “però” di Cesare narra di un’importante esperienza particolare vissuto in associazione. “Tramite il numero verde nazionale avevamo contattato una ragazza che doveva assolutamente partorire senza che nessuno lo sapesse e aveva deciso di lasciare il bambino dovunque, anche alla stazione. Le volontarie le hanno assicurato che se fosse andata a partorire in ospedale avrebbe potuto lasciare il bimbo in assoluto anonimato”.
– E cosa decise?
“Ha accettato la nostra proposta e quando è nata la creatura non ha neppure voluto vederla”.
– Temeva forse che avrebbe avuto davanti agli occhi per sempre il volto di un figlio frutto di una violenza?
“Pare la spiegazione più probabile. E allora ci siamo detti: come le porte delle nostre sedi sono aperte per dare una alternativa alle porte degli ospedali dove si praticano gli aborti, così la Culla per la vita sarà l’alternativa al cassonetto della spazzatura. Da allora sono passati tre anni, anni di attenzione e di cure perché la “Culla” fosse sempre funzionante e fosse portata a conoscenza di quante più persone possibili”.
Invero, in molte parrocchie della diocesi di Acireale, dal 2009, ogni primo mercoledì del mese si prega per la Vita.
“Fu un’iniziativa caldeggiata dall’allora vescovo mons. Pio Vigo – spiega Scuderi – che in una lettera inviata ai Sacerdoti ricordava che la preghiera incessante produce miracoli.Queste preghiere oltre a far desistere molte mamme dall’andare ad abortire ha sicuramente aperto il cuore alla mamma di Pasqualino che, seppure sicuramente nell’angoscia e nella disperazione, ha voluto lasciare suo figlio nella culla e non altrove. Pasqualino vive e noi con lui diciamo: grazie, mamma!”.
– E’ dunque importante far capire che la “Culla per la vita” è un’opportunità…
“Anzitutto mi piace precisare che Il Centro di aiuto alla Vita si rivolge alle donne che in seguito ad una gravidanza inattesa o indesiderata ritengono che non vi sia un’alternativa all’aborto. Grazie alle nostre volontarie, spesso riescono ad esercitare il diritto a portare avanti la gravidanza: e nessuna si è mai pentita. E operiamo senza sovvenzioni pubbliche o della Curia; la provvidenza e le attività di auto sovvenzione ci permettono di sopperire a tutte le necessità. Va poi aggiunto che anche la “Culla” è stata realizzata a spese nostre. Grazie alla sensibilità di padre Nino Russo, parroco della chiesa Gesù Lavoratore, che ospita nei locali parrocchiali la nostra sede, abbiamo potuto usare una porta laterale della stessa chiesa da cui si accede in un deposito. La porta, poco illuminata, si trova in via Umbria, una via che di notte è poco frequentata e garantisce in modo più che sufficiente l’anonimato”.
– Importante la collaborazione col 118…
“Per la realizzazione della “Culla” è stata fondamentale la collaborazione della centrale operativa del 118, diretta dalla dott.ssa Isabella Bartoli, che ha permesso di collegare l’allarme della culla con gli operatori della centrale. Per avere la certezza di un intervento tempestivo e accompagnato dall’assistenza sanitaria per il neonato, come si è sperimentato con Pasqualino”.
Mario Vitale