L’Italia sembra (di nuovo!) pronta a far pagare le tasse a tutte le grandi .com made in Usa. Il Governo starebbe studiando il dossier e tra le opzioni possibili ci sarebbe quella di imporre una ritenuta alla fonte del 25%, operata da banche e intermediari, sui pagamenti a favore delle multinazionali con sede all’estero. Il Governo Renzi, dopo l’iniziale dietrofront a poche settimane dall’insediamento, sembra tornare sui suoi passi.
L’Italia ha impiegato diverso tempo per accorgersi del problema, ma il tema è ormai allo studio del Parlamento e del Governo da molti mesi. A fine 2012, l’allora ministro dello Sviluppo economico ed infrastrutture, Corrado Passera, era stato molto chiaro: “Gli daremo addosso”, promettendo tempi duri per i cosiddetti Over The Top (Google, Yahoo! e tutti gli altri). Il ministro, però, non riesce a mantenere la promessa, crolla il Governo e si va a nuove elezioni. Superata l’impasse istituzionale (elezione del presidente della Repubblica e formazione del Governo), il Parlamento prova a riprendere in mano la materia. A Novembre 2014, l’onorevole Francesco Boccia (Pd), presidente della “V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione”, presenta una proposta di legge: è la Web Tax. Il cuore della norma è il passaggio in cui si prevede che “i soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita Iva italiana”. Dopo un mese di polemiche politiche, il Senato approva la Legge di Stabilità, che include una versione alleggerita della proposta Boccia: l’obbligo di possesso di partita Iva italiana è circoscritto solamente a chi vende pubblicità online “e link sponsorizzati”. Il Governo, però, decide, su indicazione dell’allora premier Enrico Letta, di fare un passo indietro con il Milleproroghe. Il nuovo Governo Renzi, che succederà poche settimane dopo, affossa del tutto la norma.
Ora lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, sembra in procinto di cambiare rotta. Secondo indiscrezioni il Governo sta elaborando un piano che prevede l’applicazione di una ritenuta alla fonte del 25%, operata da banche e intermediari, sui pagamenti a favore delle multinazionali con sede all’estero. Il meccanismo consentirebbe di superare il “trucco” messo in piedi dalle grandi multinazionali Internet che stabiliscono in Paesi con tassazione più favorevole (come ad esempio il Lussemburgo e l’Irlanda) la loro sede europea e poi controllano piccole società, con al massimo un piccolo ufficio di rappresentanza, in ciascuno Stato europeo. In questo modo, le .com non pagano le tasse nei Paesi dove vengono generati i profitti, ma solo in quello con tassazione più favorevole. La proposta prevede, inoltre, un credito d’imposta, nel paese di residenza delle società, pari all’importo delle tasse versate in Italia per evitare la doppia imposizione. In alternativa le Big della Rete potranno dichiarare una “stabile organizzazione” in Italia, con “un proprio bilancio e redditi imponibili”.
La proposta, nata dalla penna del sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti (Scelta Civica), dovrebbe essere inserita nel nuovo pacchetto di decreti legislativi di attuazione della delega per la riforma fiscale che sarà presentato a giugno prossimo. La partita è ancora tutta da giocare.
Antonio Rita