Una delle più importanti strutture europee per la ricerca sulle nanotecnologie avrà sede a Lecce e sarà dedicata allo studio sul controllo della materia su scala inferiore al nanometro – pari a un milionesimo di millimetro – e alle sue possibili applicazioni in campo scientifico. Il polo tecnologico, frutto della collaborazione tra la regione Puglia e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), impegna 18 milioni di investimenti – più della metà provenienti dai fondi europei, il resto da privati – è situato all’interno dell’Istituto leccese Cnr-Nanotech, un centro di ricerca multidisciplinare all’avanguardia che impiega oltre duecento ricercatori tra fisici, chimici, biologi, medici e ingegneri: studiano le implicazioni delle nanotecnologie nei settori dell’energia, dell’edilizia, della diagnostica, delle comunicazioni, della sicurezza e dell’ambiente. La ricerca che riguarda il futuro, insomma, che come ha sottolineato Luigi Nicolais, presidente del Cnr, in occasione dell’inaugurazione della nuova struttura, rappresenta “uno degli assi portanti dell’economia dei prossimi anni: sviluppare le relative tecnologie assicurerà vantaggi notevoli per tutta l’economia locale, garantendo un cambio di passo per l’intero Mezzogiorno. La conoscenza scientifica deve essere utilizzata, infatti, per aiutare le imprese a competere in un mercato globale puntando sulla qualità, sull’innovazione e sulla smaterializzazione del prodotto; così la scelta di inaugurare a Lecce questo polo permetterà al Sud di aumentare la sua attrattività per le grandi multinazionali del settore”.
Il nuovo laboratorio ospiterà 25 ricercatori, che si dedicheranno, in particolare, allo studio di nuove sorgenti ultrapiatte e flessibili per l’illuminazione a basso consumo e di pannelli fotovoltaici plastici a basso costo. È stato inaugurato insieme al distretto tecnologico high-tech (Dihtech) della Puglia, che ha il compito d’incrementare la ricerca nei settori delle nanotecnologie, dei materiali avanzati, dell’innovazione digitale e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Dichtech è nato dall’accordo per la promozione della ricerca scientifica, realizzato nel 2005 tra Governo e Regione, che prevedeva la realizzazione di tre distretti tecnologici: uno sulla meccatronica – un’evoluzione moderna dell’ingegneria meccanica, che si dedica allo studio di sistemi meccanici intelligenti – con sede a Bari, un altro biotecnologico con sede a Foggia e il Dhitech, appunto, che ha già in fase di realizzazione progetti di ricerca industriale con finanziamento agevolato dal ministero dell’Università e della Ricerca per un valore complessivo di 22 milioni di euro.
Fatti concreti, realizzati perseguendo l’ottica dello sviluppo, che da un lato dimostrano come sia possibile produrre conoscenza, per poi trasferirla al mondo che la usa e dall’altro confermano che il Mezzogiorno può divenire campo di applicazione dell’innovazione, della ricerca scientifica e dello sviluppo industriale. È quindi in grado – quando vuole e sa – di affrancarsi da tutti gli stereotipi che lo assediano e vengono costruiti, qualche volta ad arte. A dimostrazione del fatto che non è necessario che i suoi giovani laureati – come negli ultimi anni è accaduto – si trasferiscono all’estero per condurre le loro ricerche e per vivere dignitosamente. Potrebbero farlo – se vi fosse lungimiranza, che spesso manca – nella loro terra e per la loro terra.
Roberto Rea