Antichità / S. Venera al Pozzo: nuovi scavi e sogni per un sito che può rilanciare il turismo culturale

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Nel gennaio del 2014, con decreto della Regione Sicilia, il Parco Archeologico e paesaggistico “Valle dell’Aci” è stato reinserito nel sistema regionale dei parchi, da cui per alterne vicende era stato precedentemente escluso. Ne è seguito un decreto assessoriale di perimetrazione del parco di Santa Venera al Pozzo, che ha messo finalmente in sicurezza questo territorio e il suo notevole patrimonio archeologico, minacciato dalle aree già urbanizzate o in fase di urbanizzazione, e che ha gettato le basi per un progetto di rilancio dei siti storici.11082565_corretta 1 1045961688750586_5557310652605278548_n (480 x 360)

I parchi archeologici, nati in seguito alla legge regionale n.20, prevedono l’autonomia amministrativa che consente loro di gestire introiti da reinvestire sul territorio, quindi la loro mancata istituzione mette a rischio la stessa sopravvivenza di siti che altrimenti andrebbero incontro a sicuro abbandono. Santa Venera al pozzo è una grande area di circa nove ettari che si estende fino a Capo Mulini. Ricca di sorgenti d’acqua potabile e sulfurea, fu certamente abitata in epoca greca, ma si ha motivo di pensare che insediamenti esistessero già sin dall’età del ferro, come ci dice l’archeologa Susanna Amari, responsabile della ricerca e dei rinvenimenti nell’area in questione. Il progetto di valorizzazione e fruizione di quest’area è opera di un appassionato direttore dei lavori, nonché direttore del museo archeologico di Ragusa, architetto Carmelo Di Stefano, il quale ha messo in evidenza la centralità di tre temi: la realizzazione di un grande teatro, la sorgente termale e l’acquisizione del Mulino Piscaria. Al teatro si sta lavorando alacremente ed esso è alle battute finali. Realizzato con tecniche tradizionali e con materiali in pietra, nel pieno rispetto del sito archeologico, asseconda la pendenza naturale della Timpa e connette formalmente il nuovo all’antico. La finalità della sua costruzione è quella di fornire, con la sua fruizione, fondi utili a tenere in ordine lo stesso luogo ed è chiaro che gli eventi ospitati dovranno essere vagliati da un comitato scientifico e dal direttore del parco che ne sanciranno la qualità culturale. Come dice lo stesso Di Stefano: “ qui le feste paesane non avranno luogo, in quanto l’ obiettivo è quello di proiettare l’area archeologica dentro un circuito ampio e perfettamente integrato. Infatti, da qui a un anno e mezzo sorgerà, alla Perla Ionica, uno dei più grandi alberghi del bacino del Mediterraneo ed è con questa realtà che ci dobbiamo confrontare, offrendo servizi e prodotti di alta qualità”.

11018065_845724282148008_709808799525637776_nRecente è la scoperta della sorgente termale, per anni occultata da un grande edificio in cemento armato che sorgeva accanto alla piccola chiesa di santa Venera. La demolizione di questo “mostro”, più alto della stessa chiesa, ha portato alla luce elementi che hanno rimesso in discussione le conoscenze sin qui possedute. Si pensava, infatti, che gli ambienti termali fossero solo quelli conosciuti fino ad ora, ma ci si è resi conto che la struttura termale ha una estensione almeno quattro volte più grande di quella già nota e che tutti i luoghi sotto la chiesa e attorno alla sorgente sono ambienti legati alle terme e al loro uso. In epoca romana era utilizzata per la proprietà terapeutica dei suoi fanghi e ciò è stato suffragato dalla scoperta della fangaia, un impianto che serviva a sterilizzare il fango prima di essere impiegato. Colpisce l’ecosistema “dinamico”che, mai uguale a se stesso, è ancora là, da millenni, in un continuum che provoca i brividi per la sua bellezza. Affiorano dal terreno soffi di gas che colorano di bianco latte l’acqua che diventa rosso sangue appena poco più avanti e, alzando lo sguardo, si viene colpiti dai canneti tutt’intorno. Ci troviamo nel cuore del mito di Aci e Galatea:
“Ai piedi del masso colava un sangue rosso cupo: / non passa molto tempo che il rosso comincia a impallidire, / prima assume il colore di un fiume reso torbido dalla pioggia, / poi lentamente si depura. Infine il macigno si fende / e dalle fessure spuntano canne fresche ed alte, / mentre la bocca apertasi nel masso risuona d’acqua a zampilli.”
(Le Metamorfosi di Ovidio,cap. XIII)
Attorno a questa sorgente sono venuti alla luce un temenos, cioè una grande area sacra costruita dai greci, dove si celebravano riti legati all’acqua, e miniature di oggetti che riproducono la vita quotidiana di 2500 anni fa.
L’ultimo punto,l’acquisizione del Mulino Piscaria, è finalizzato alla realizzazione di un piccolo museo che riqualifichi il sistema dei mulini e lo connetta a quest’area archeologica. Utilizzando la vecchia ferrovia è nei programmi creare un sistema di metropolitana che unisca Catania ad Acireale e preveda una fermata sulla via dei mulini, a pochi metri da quest’area archeologica. Un sogno? “ Demolire era un sogno, costruire il teatro era un sogno. – risponde Di Stefano- Questo,no,non è un sogno. Basta difendere strenuamente ciò che già si possiede”.

 Maria Grazia Patanè