Prima Guerra Mondiale, se “Il paese più straziato” è la psiche

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Roberto Marchesini è l’autore de Il paese più straziato (D’Ettoris, € 15,90), un libro singolare poiché guarda alla Prima Guerra Mondiale da una prospettiva del tutto diversa dal solito, quella dello psicologo. Il tema affrontato, infatti, è quello dei disturbi psichici di cui furono vittime i soldati della Grande Guerra: da quelli della percezione alla sindrome commozionale (conseguenze dello scoppio di un proiettile vicino ad un soldato), dai disturbi dell’attenzione (ipopressia) a quelli della memoria (amnesie), della vigilanza (insonnia, ipersonnia), del pensiero (deliri, manie di persecuzione), del comportamento (suicidio, autolesionismo, alcolismo), e così via. Causa determinante di questi problemi, secondo lo psicologo, furono le barbarie a cui i soldati, per la maggior parte contadini mai usciti dai loro villaggi, dovettero assistere. Il primo conflitto mondiale fu principalmente una guerra di trincea: i soldati erano costretti, a causa delle nuove armi, a strisciare per terra e a muoversi singolarmente. Convivevano con cadaveri, topi, feci, tumefazioni e pidocchi; inoltre, il carente rancio e la scarsa igiene portavano varie malattie come colera, infezioni gastro-intestinali, malaria, febbri reumatiche, ecc., rendendoli vittime di esaurimenti nervosi.

Inizialmente, i medici dell’epoca sostennero che tali malattie psicologiche fossero una conseguenza di demenze preesistenti e utilizzarono la fisionomica lombrosiana per individuare il deviato (basandosi soltanto sulle caratteristiche fisiche). Ma presto la guerra dimostrò che la medicina positivista si sbagliava poiché le malattie psichiche erano troppo diffuse; inoltre, per mancanza di uomini, venne abbassata la soglia dei criteri di arruolamento. Infine, Marchesini analizza alcuni documenti inediti sui fenomeni psicopatologici dei soldati ricoverati all’Ospedale Militare di Mombello (nei pressi di Milano) e riporta il discorso La Psichiatria e la Guerra pronunziato il 28 marzo 1917 dal direttore del manicomio, il Magg. Dott. Giuseppe Antonini.

Simona Franceschino