Servire gli ultimi / Ecco le “Reti della carità” per fare meglio e di più partendo dal basso

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Condivisa anche da singole personalità di formazione e competenze diverse, comprende numerose associazioni e molti gruppi cattolici composti da donne e uomini, laici e sacerdoti, operanti in varie regioni italiane, accomunati dall’impegno nell’accoglienza degli ultimi.

“Papa Francesco ci ha richiamato spesso a ripartite dai poveri e dalle periferie umane. La crisi sociale chereti carità viviamo è crisi culturale e la carità, testimoniata in modo sapiente, con quella eccedenza, a cui ci ha richiamato il cardinale Carlo Maria Martini, è una via per affrontarla e ridare speranza”. Da questo presupposto nasce Reti della carità, “un’originale realtà nata nella seconda metà del 2013 su iniziativa della Casa della carità di Milano, fondazione pensata e voluta dal cardinale Carlo Maria Martini e presieduta da don Virginio Colmegna”, come ci spiega Maria Grazia Guida, presidente dell’associazione Amici Casa della carità onlus, tra i promotori dell’iniziativa. Questa esperienza, condivisa anche da singole personalità di formazione e competenze diverse, comprende numerose associazioni e molti gruppi cattolici composti da donne e uomini, laici e sacerdoti, operanti in varie regioni italiane, accomunati dall’impegno nell’accoglienza degli ultimi.

Ispirati da Papa Francesco. 
“Papa Francesco ha sollecitato più volte a non far diventare le opere di carità, che nascono nel solco della fedeltà al vangelo, semplicemente un’organizzazione non governativa. Crediamo che, sebbene sia necessaria, nelle nostre esperienze, la dimensione organizzativa, questa non possa prescindere dalla tensione spirituale, dalla vivacità e freschezza evangelica, dalla scelta di condivisione, di testimonianza di vita sobria. Perciò, le parole del Papa ci hanno interrogato molto e ci hanno spinto ad aprire un confronto e un dialogo con altre realtà a livello nazionale per fare meglio e di più, con passione e responsabilità”, chiarisce Guida. In principio, “siamo partiti con dodici tra associazioni e parrocchie. Il vescovo di Pavia, monsignor Giovanni Giudici, ha sostenuto questo percorso inizialmente. Adesso ci accompagnano in questo percorso diversi vescovi: oltre monsignor Giudici, monsignor Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto; monsignor Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole; monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato. E sono più di 38 le realtà coinvolte”.

Scelte chiave.
 La ragion d’essere di Reti della carità è fondata su alcune scelte-chiave: la piena pariteticità senza organi dirigenti, gerarchie, burocrazie, all’insegna dell’orizzontalità, dello scambio fraterno, della messa in comune di esperienze, dell’approfondimento di rilevanti questioni etiche, teologiche, culturali nello spirito del Concilio e del magistero di Papa Francesco; la condivisione di alcuni valori nell’ambito dell’opzione cristiana e della convinta partecipazione alla Chiesa povera per i poveri, “ospedale da campo”; il comune cammino di riflessione, preghiera, contemplazione e azione di cristiani in ricerca, desiderosi di farsi prossimo e di vivere in comunione lo sforzo di conquistare una povertà intesa come positiva essenzialità umile e lontana dal materialismo consumistico; l’impegno per un rinnovamento profondo della Chiesa italiana.

La rete si è allargata. Man mano che la rete si è allargata, sono stati promossi incontri per conoscere le singole realtà laddove operano. “È una sorta di cammino itinerante, dove andiamo a visitare e ‘siamo visitati’ dalle realtà che compongono la rete. Mediamente gli incontri avvengono ogni mese e mezzo: è un momento di confronto dove l’organizzazione ospitante invita anche altre realtà del territorio – racconta Guida -. Il 22 giugno saremo a Bologna da don Giovanni Niccolini nella parrocchia Sant’Antonio da Padova alla Dozza: in questa occasione affronteremo il tema dell’immigrazione e del dialogo tra le religioni”. Alla rete aderiscono “tante realtà interessanti, ad esempio la parrocchia della Resurrezione a Mestre guidata da don Nandino Capovilla, che si occupa di processi di pace; in Toscana, nella diocesi di Fiesole, ci sono molte esperienze con le quali ci siamo trovati in sintonia, a Napoli c’è l’iniziativa portata avanti da don Antonio Loffredo al Rione Sanità e altre a Vallo della Lucania”. Dopo l’appuntamento bolognese, anticipa la presidente dell’associazione Amici Casa della carità, “ce ne sarà un altro alla Fraternità della Visitazione, a Pian di Scò (Arezzo), a metà settembre, dove affronteremo il tema della donna nella Chiesa”. Il primo grande passaggio, secondo Guida, “è stato consentire a tutti di uscire dall’isolamento. Adesso vorremmo lanciare a Bologna un’ipotesi concreta rispetto ai temi dell’accoglienza dei rifugiati politici in Italia”.

In vista del Convegno di Firenze. Due momenti importanti per la rete sono stati quest’anno, a febbraio e a maggio. Il 2 febbraio scorso a seguire la discussione alla Casa della carità, a Milano, è stato presente anche monsignor Domenico Pompili, che ha voluto esserci per parlare del Convegno ecclesiale di Firenze e per invitare i presenti a farsi coinvolgere nel dibattito di preparazione al Convegno stesso. Il 5 maggio il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha incontrato le realtà della rete nella Casa della carità. In quell’occasione al presule è stato consegnato un documento preparato da Reti di carità in vista del Convegno ecclesiale di Firenze. “Per una Chiesa povera dei poveri” è il titolo del testo, che propone di “uscire per accogliere”, “annunciare per esprimere gioia”, “abitare per essere casa”, “educare per essere consapevoli”, “trasfigurare per vedere oltre il contingente”.

Gigliola Alfaro

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