La Basilica di Aci san Filippo, sin dalle prime ore del pomeriggio, è colma di gente giunta da ogni dove e alle 16,45 non vi si trova più un posto a sedere. La gente è assiepata ma composta e aspetta che lei, che già si trova sull’altare in atteggiamento di preghiera, parli. Alle 17 in punto inizia la sua lunghissima testimonianza e Gloria Polo, aiutata da un sacerdote interprete, racconta il suo straordinario viaggio negli inferi.
La sua vicenda personale è arcinota. Dentista colombiana, nel maggio del 1995 rimane vittima di un terribile incidente: dopo essersi rifugiata, insieme al nipote, sotto un albero per ripararsi dalla pioggia, entrambi vengono colpiti da un fulmine. Il nipote muore all’istante, lei rimane orribilmente bruciata dentro e fuori il corpo. In seguito a questa esperienza entra in coma e subisce tutta una serie di interventi medici che lei, “fuori dal corpo”, dichiara di aver visto e che, nella sua narrazione, descrive nei minimi dettagli. Come nei minimi dettagli,svegliatasi dal coma e miracolosamente guarita narra, da oltre vent’anni in giro per il mondo, del suo viaggio nell’aldilà, concessole dalla Misericordia Divina per testimoniare “non mille volte, ma mille volte mille” ciò che ha visto . Si rivolge al Signore chiamandolo “Papà Dio” e con drammatica mimica, parla senza pudore e per oltre due ore: della sua pessima vita prima di quell’esperienza, del peccato anestetizzante e delle sue conseguenze, del valore della preghiera, della magia e della divinazione, del diavolo, della musica rock, della sessualità aberrata,della pornografia, delle ingiustizie sociali, della fame nel mondo, dei talenti, della confessione.
Tocca il culmine della narrazione quando, a proposito dell’aborto, lo definisce “peccato diabolico” e descrive, tra le lacrime, la sofferenza inflitta al bambino. La testimonianza di Gloria Polo si trasforma in una lunga omelia, dove si intrecciano la sua vita personale, la sua esperienza soprannaturale. la propria e l’altrui conversione. Piange dall’ambone, e invoca il nome di Cristo e dei santi. “Per questo sono qui, dice, per la comunione dei santi. E sventura a quelli che non cambieranno dopo aver inteso la mia testimonianza, perché saranno giudicati più severamente. Questa non è una minaccia, ma è un’ occasione che Dio offre. Io ho sperimentato ciò che è necessario per vivere. Quando moriremo si aprirà davanti a noi il Libro della Vita e vedremo tutto dinnanzi al Signore”.
Dopo la sua testimonianza segue una breve pausa, durante la quale molti vorrebbero una firma sul libro appena acquistato o scattarle una foto. Lei, minuta e semplice, non si sottrae e sorride dolcemente. Inizia la santa messa, tutti ritornano al proprio posto, ordinati e raccolti, con una gran voglia di aggiungere, chiedere, commentare.
Maria Grazia Patanè