Benedette vacanze. Viene da dirlo dopo il lungo anno scolastico, prolungato nelle attenzioni e nelle preoccupazioni di quanti operano nella scuola dalle “battaglie” sulla riforma. Battaglie arrivate a una prima conclusione con l’approvazione della legge, ma non concluse, poiché resta ancora molto da fare e sembra delinearsi un prossimo settembre piuttosto rovente.
Una pausa è necessaria. Per adulti e ragazzi, per tirare il fiato e anche raccogliere le energie in vista di impegni e sfide nuove. Una pausa che tuttavia non è “tempo vuoto”, sospensione, parentesi. Le vacanze – brevi o lunghe che siano – sono infatti un periodo ricco di esperienze e spesso l’occasione di mettere in moto e rielaborare il vissuto faticoso e complesso dei mesi precedenti, arrivando a settembre – “il mese del ripensamento” – con le forze e la voglia di ripartire, mettersi in gioco, ciascuno per la propria parte.
La tentazione del “tempo vuoto” è una delle grandi nemiche delle vacanze. Soprattutto per i più giovani e per quella “terra di mezzo” che sono gli adolescenti. Il venire a mancare di una precisa organizzazione dei momenti della vita – anche questo fa l’anno feriale, ritmato dalla scuola – crea non poco disorientamento. Con la sensazione spesso di perdersi. Nella noia. Lo stacco, poi, tra il tempo del lavoro/scuola e il tempo della vacanza è non di rado particolarmente forte, se si pensa a quanto frenetica sia abitualmente la vita di tutti i giorni, dove gli impegni si susseguono senza soluzione di continuità.
Non è difficile immaginare gli adolescenti in difficoltà di fronte all’improvvisa mancanza di paletti ordinari offerta dal tempo dell’estate. Loro, gli adolescenti, che di paletti vivono: ne hanno bisogno per misurare le distanze, per prenderli di mira, per, alla fine, trovare se stessi. Il pericolo del vuoto è quello di perdersi. Non a caso a ogni inizio dell’estate arrivano le consuete ricerche che mettono in guardia dai comportamenti a rischio di adolescenti e giovani. L’ultima, recente, segnala il fenomeno crescente dell’abuso di alcol e di pratiche come l’abbuffata alcolica, un’irresponsabile corsa alla perdita di coscienza e insieme una specie di “messa alla prova” della propria resistenza. Si tratta, infatti, della moda di bere, uno dietro l’altro, diversi drink alcolici, fino allo sballo. Con conseguenze facili da immaginare e ben note ai pronto soccorso degli ospedali. Un’indagine su 2.800 liceali tra i 14 e i 19 anni di Roma, Latina e Frosinone ha messo in evidenza che il 60% di loro ha partecipato almeno una volta a un’abbuffata alcolica e soprattutto che il consumo di alcol è un fenomeno reale e preoccupante: il 70% degli intervistati dice di bere saltuariamente, il 28% qualche giorno a settimana, il 2% tutti i giorni. Il 9% tra i 18 e i 20 anni è già alcoldipendente.
Naturalmente si tratta di fenomeni complessi, che vanno ben oltre i “fattori di rischio” del tempo di vacanza. Tuttavia è utile guardare queste fotografie, per ricordare che la preoccupazione educativa in vacanza non va mai. Per invitare a riempire – con ritmi magari più umani di quelli ordinari – le giornate – di adulti e più giovani -, anche con richieste, “compiti”, stimoli al fare e alla responsabilità personale, alla scoperta del tempo (pieno) per sé. Perché il vuoto non è riposo. Al contrario, stanca.
Alberto Campoleoni