La scomparsa di mons. Bromuri / “Intera sua esistenza centrata su ecumenismo e dialogo interreligioso”. Il ricordo del Sir

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Dedichiamo questo spazio al ricordo di un amico, monsignor Elio Bromuri, che ieri (17 agosto) è tornato alla casa delmons-elio-bromuri-255x3001 Padre. Direttore dal 1984 del settimanale cattolico umbro “La Voce” e apprezzatissimo editorialista del Sir, don Elio (così lo chiamavano tutti) si è spento, all’età di quasi 85 anni (li avrebbe compiuti l’11 ottobre), dopo una grave malattia che, nelle ultime settimane, lo ha messo a dura prova nel fisico ma non nello spirito. “Consapevole del suo male – sottolinea la diocesi di Perugia-Città della Pieve, di cui faceva parte -, nell’affrontarlo, ha dato un grande esempio di fede a quanti l’hanno assistito”. Ma anche a quanti andavano a trovarlo o lo contattavano telefonicamente, come noi del Sir, per chiedergli un articolo di fondo.
È accaduto, per l’ultima volta, verso la fine di luglio, prima del perdono di Assisi (2 agosto). L’idea era di chiedergli una riflessione sul perdono in vista del Giubileo straordinario della misericordia. E così lo abbiamo chiamato. Dall’altra parte del telefono la sua voce stanca ma profonda e penetrante come sempre: “Come state? Tutto bene al Sir? Io non sto molto bene. Non so se ce la faccio a scrivere. Ci provo. A dire il vero ho intenzione di dedicare l’editoriale del prossimo numero del settimanale a questo argomento. Se ce la faccio, ve lo mando. Pregate per me”.
Era così don Elio. “Un uomo di Dio – ha detto il suo arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, apprendendo la notizia della morte – che sarà ricordato da tutti noi non tanto per le grandi cose che ha fatto, ma per quelle piccole da lui compiute ogni giorno per il bene della Chiesa e della società intera”. Di lui, hanno aggiunto i vescovi umbri in un messaggio di cordoglio, “resta la testimonianza di un uomo e di un sacerdote appassionato per l’annuncio del Vangelo e il dialogo con la società civile, che ha sempre voluto accompagnare con attenzione e simpatia”.
Tre, secondo noi, i poli attorno ai quali riannodare la sua ricca biografia: i giovani, l’ecumenismo e il dialogo, il giornalismo (ovvero il settimanale).
Ai giovani don Elio ha dedicato una parte importante della sua azione pastorale come cappellano della chiesa dell’Università, fin dalla sua riapertura nel 1958. Per più di vent’anni è stato assistente della Fuci (Federazione universitaria cattolici italiani). Insieme a un gruppo di giovani ha fondato, mezzo secolo fa, l’“Ostello-Centro internazionale di accoglienza” nella centralissima via Bontempi di Perugia. È stata la prima opera di carità della Chiesa perugina, voluta per accogliere persone in difficoltà senza distinzione di nazionalità e religione.
Di ecumenismo e dialogo interreligioso Bromuri ha impastato l’intera sua esistenza: è stato docente presso l’Istituto Teologico di Assisi e ha fondato, sempre a Perugia, il Centro ecumenico e universitario San Martino. Le sue competenze su queste materie erano note in tutta Italia. Diversi gli interventi sul Sir per spiegare alcuni passaggi storici, ma anche per aiutare a leggere “i segni dei tempi”.
Del don Elio giornalista basta ricordare che, fino all’ultimo, ha diretto “La Voce”, redigendo l’editoriale del numero in edicola il 7 agosto (prima della pausa estiva). E questo dice tutto del suo amore quasi viscerale per il “suo” settimanale.
È proprio vero: don Elio è stato un uomo di Dio appassionato per l’annuncio del Vangelo e il dialogo con la società civile. Sappiamo di aver perso una guida illuminata e un grande collaboratore. Ma siamo grati al Signore per avercelo donato.
Ai familiari, ai collaboratori e a quanti l’hanno conosciuto e apprezzato il nostro più profondo cordoglio. Convinti di quanto si legge nel libro della Sapienza: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina, ma essi sono nella pace”.
Addio, caro don Elio! Continua a guidarci da lassù e… non ridere di noi se non saremo bravi quanto te a scrivere di ecumenismo e dialogo.

Editoriale Sir

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