In questi giorni di avvio del nuovo anno scolastico – e, a dir la verità, nei mesi precedenti – l’attenzione di chi guarda al mondo scolastico è stata monopolizzata in buona parte dalla questione docenti, con le immissioni in ruolo legate alla riforma del governo. In questo contesto, il rapporto di Cittadinanzattiva su “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola” suona come un brusco richiamo alle questioni strutturali e una volta di più fotografa una situazione davvero critica per quel che riguarda gli istituti scolastici italiani e l’edilizia. Situazione che – annota il Rapporto nell’introduzione – “sta migliorando, ma con estrema lentezza”.
“Nonostante la centralità riconosciuta al tema della scuola e dell’edilizia scolastica e nonostante l’indiscutibile impegno fino ad oggi profuso dall’attuale Governo – dichiara il Rapporto, che parla di “Emergenza nazionale” – la gravità della situazione in cui versano le scuole, il forte ritardo accumulato, il difficile contesto economico, le inadeguate competenze tecniche, organizzative, politiche, economiche di tante amministrazioni locali, la tardiva e incompleta pubblicazione dei dati circa il reale stato dell’edilizia scolastica, ecc. inevitabilmente renderanno lenta, lunga e complessa la messa in campo di risorse, umane, tecniche, finanziarie, adeguate alla gravità della situazione”.
Se non è una specie di getto della spugna, poco ci manca. E si può anche comprendere, visto che sono tanti anni, ormai, che la drammatica situazione dell’edilizia scolastica viene denunciata, non solo da Cittadinanzattiva, peraltro. Situazione che – è facile immaginarlo – si presenta a macchia di leopardo in Italia, con il Sud particolarmente penalizzato.
Cittadinanzattiva rileva come più della metà delle scuole si trovi in zone a rischio sismico (“A livello nazionale – precisa il Rapporto – il numero di scuole presenti in territorio sismico è il 54% del totale”) e una su dieci a rischio idrogeologico.
L’associazione ha monitorato in particolare 101 istituti. Di questi, 40 hanno una manutenzione carente, 20 hanno lesioni strutturali serie e nel 50% dei casi nessuno ci ha ancora messo mano. Il 15% delle aule mostra distacchi di intonaco o segni di fatiscenza. Sono rotti o inutilizzabili il 20% dei banchi e il 18% delle sedie, mentre metà degli arredi non è a norma. Ma ci sono anche i bagni senza carta igienica (il 42%) e quelli senza sapone (il 53%), per non parlare degli asciugamani (il 77% non sa cosa siano). Cosa da poco, verrebbe da dire, se messe a fianco alla mancanza di scale di sicurezza (in una scuola su quattro),vetrate non a norma (due terzi del campione) e via elencando.
E l’Anagrafe dell’edilizia scolastica? Un passo avanti, certo. Ma intanto non è ancora a regime, annota sempre Cittadinanzattiva, che invita a non farsi facili illusioni. I miglioramenti in questi anni permettono di dire che gli istituti italiani potranno diventare sicuri – la mappatura nazionale aiuterà, certo – ma adesso non lo sono e l’ottimismo del ministro che ad agosto ipotizzava un tempo di 4 anni non è verosimile. “Come minimo ce ne vorranno dieci”.
Alberto Campoleoni