Winefoodfest, grande successo a Palazzolo Acreide

0
134

È stata una kermesse culinaria di altissimo livello quella del 20 e 21 agosto a Palazzolo Acreide (Sr), località barocca inserita nella lista Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. Per la prima edizione del Winefoodfest 2011, evento enogastronomico di promozione dei prodotti della tradizione siciliana, e soprattutto iblea, i migliori ristoratori della zona hanno organizzato, sotto i portici del municipio, due giorni di degustazioni di vini provenienti da oltre venti cantine siciliane, di dolci preparati dai pasticceri locali e di piatti realizzati ad hoc per scoprire gli antichi sapori perduti, con menu a base di bollito, di trippa, di “maccu” di fave, formaggi e pane di casa. “Il nostro obiettivo era far conoscere il territorio attraverso l’enogastronomia”, ha detto il sindaco Carlo Scibetta commentando il successo dell’iniziativa al convegno moderato dal giornalista Nino Aiello, mentre secondo l’assessore alle attività produttive, Lucio Bucello, “dal momento che Palazzolo vive di questi prodotti, è questo quel che serve a rilanciare il paese e lo sviluppo economico del paese”.

Il percorso dei cibi attraverso i secoli e dell’eredità greca nella nostra cucina è stato trattato dall’antropologo Paolo Uccello, del tartufo di Palazzolo ha parlato il tecnico della forestale Toni Martorana, mentre sulle ricchezze dei boschi del territorio è intervenuto il dirigente dell’ufficio provinciale dell’azienda Foreste demaniali Carmelo Frittitta. Per l’associazione italiana sommelier era presente Luigi Salvo, l’imprenditore Pierpaolo Messina ha tracciato la storia degli antichi vitigni del territorio, e infine la nutrizionista Laura Lantieri ha spiegato i vantaggi della dieta mediterranea. A preparare le cene, nella suggestiva location dell’atrio del Comune, ci hanno pensato gli chef Gaetano Quattropani del “Valentino” di Palazzolo e Ciccio Sultano, da dieci anni pluristellato titolare del ristorante “Il Duomo” di Ragusa Ibla e artigiano della cucina barocca, con all’attivo diverse partecipazioni alla “Prova del cuoco” e la realizzazione del banchetto di nozze della figlia dell’emiro del Qatar, conquistato a forchettate di pasta con la bottarga. Era lui la guest star del Winefoodfest, ma di strada ne ha fatta tantissima per arrivare al successo: “Sono appassionato di cucina da quando avevo tredici anni – racconta – e lavoravo per un american-bar di Vittoria; poi, per crescere, mi sono trasferito a Monaco di Baviera, dove ho imparato a cucinare le carni rosse e la selvaggina e ho studiato su testi professionali di cucina, per poi arrivare a New York, dove lavoravo con Lidia Bastianich e Fortunato Nicotra”. Nemo profeta in patria, verrebbe da dire, soprattutto perché in Italia Sultano aveva fatto domanda per lavorare con cuochi illustri come Gianfranco Vissani e Gualtiero Marchesi, dai quali non ha mai ricevuto risposta.

Che cosa ha imparato da queste esperienze all’estero?

In primo piano, Ciccio Sultano. Col grembiule nero, Gaetano Quattropani.

Nonostante il successo e la realizzazione del ‘sogno americano’, il richiamo della terra è troppo forte e lo chef siciliano ritorna a casa: “Amo la mia terra in modo viscerale – spiega- e sono riuscito a fare qui quello che mi piace, fornendo una ristorazione di qualità, salvaguardando l’artigianato della cucina attenta alle materie prime”.

Come si coniuga l’alta cucina con la crisi economica che stiamo vivendo, in un periodo in cui la gente può spendere meno per tutto, anche per mangiare?

Lo chef Ciccio Sultano

“In questo senso conta molto la sensibilità dello chef, che deve interagire con gli interessi e le possibilità del cliente. Per quanto la nostra stagione stia andando bene, indubbiamente anche noi quest’anno stiamo risentendo della stagnazione economica, proprio in un momento in cui sembrava da poco superata la crisi del 2009”.

Quella di Ciccio Sultano è una cucina ricca, ricercata, barocca come i balconi e le facciate delle chiese iblee, antica ma interpretata secondo il gusto del tempo che viviamo, tradizionale ma non integralista, anche perché, spiega, “viene ‘tradita’ in primo luogo dalle casalinghe, che cercano di variare le ricette ognuna con un proprio ingrediente particolare, o una propria variante”

Ma se dovessimo riassumere in tre parole chiave la cucina di Ciccio Sultano, quali sarebbero?

“Direi: tradizione, modernità e storia”.

Print Friendly, PDF & Email