La domenica del Papa / La Chiesa con le porte aperte. Insegna e difende i valori senza dimenticare l’umanità ferita

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Le parole delle letture di questa domenica s’intrecciano inevitabilmente, è il PapaFrancescopPapa stesso a evidenziarlo nell’omelia che pronuncia nella basilica di San Pietro, con i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, che si è appena aperto. A iniziare proprio dalla prima lettura tratta dal libro della Genesi, che ritroviamo anche nel Vangelo di Marco, come risposta di Gesù alla domanda postagli dai farisei: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne”. Dopo aver creato Adamo, Dio chiama l’uomo alla comunione, perché non lo vuole solo; dalla sua costola plasma Eva: “Non è bene che l’uomo sia solo; voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”, come leggiamo nella Genesi. Forse si potrebbe dire che togliendo una costola, proprio questa ferita diventa simbolo della vita di Adamo che deve aprirsi al dono. Metafora della vita che deve aprirsi all’altro, nella sua diversità, e non restare chiusa in se stessa.
La donna, l’uomo, nella loro diversità sono chiamati a fare comunione, a diventare una sola carne; unità nella differenza. Messaggio che nella liturgia domenicale si specchia nei lavori che in Vaticano hanno come riferimento il tema della famiglia, la sua vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo. È appena il caso di ricordare che proprio le questioni relative all’indissolubilità del matrimonio, alle unioni tra persone dello stesso sesso, stanno animando il dibattito attorno al Sinodo, focalizzando l’attenzione su temi che saranno anche tenuti presenti ma che non ne costituiscono l’unico elemento. Francesco ricorda che il compito di questi giorni è di trovare, nell’insegnamento di verità e di misericordia del Signore, le “strade più opportune per un impegno adeguato della Chiesa con le famiglie e per le famiglie, perché il disegno originario del Creatore sull’uomo e sulla donna possa attuarsi e operare in tutta la sua bellezza e la sua forza nel mondo di oggi”.
Così individua tre elementi presenti nelle letture: la solitudine, l’amore tra uomo e donna, la famiglia. Il primo è un “dramma” che affligge tanti uomini e donne: gli anziani abbandonati perfino dai propri figli, le persone rimaste sole per la morte dell’altro o perché da questi abbandonate; o altre non capite e non ascoltate; i profughi e i migranti “che scappano da guerre e persecuzioni”; i giovani “vittime della cultura del consumo”. In questa solitudine la risposta è nell’aprirsi all’altro, saperlo accogliere e ascoltare pur nella sua diversità; un percorso che non sia segnato dal rifiuto. In questo mondo globalizzato “sono sempre più le persone che si sentono sole, ma anche quelle che si chiudono nell’egoismo”, ricorda Francesco.
Il secondo elemento è l’amore tra uomo e donna. Amore che sfocia nel sacramento del matrimonio, e che viene accolto come dono. È proprio l’amore che alimenta il rapporto tra marito e moglie “attraverso gioie e dolori, momenti sereni e difficili. È l’amore che suscita il desiderio di generare i figli, di attenderli, accoglierli, allevarli, educarli”. Ed ecco il terzo elemento: la famiglia. Nella visione di Dio, afferma Papa Francesco nell’omelia in San Pietro, il matrimonio “non è utopia adolescenziale, ma un sogno senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine”. Matrimonio del quale ribadisce l’indissolubilità con le parole del Vangelo di Marco: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Invito a vivere il rapporto tra coniugi alla luce del dono dell’altro, superando così le divergenze e le difficoltà che, inevitabilmente, accompagnano la vita dell’essere umano. Certo ci sono anche situazioni in cui non è più possibile continuare a percorrere la stessa strada. E in questa eventualità c’è bisogno di una maggiore attenzione e solidarietà da parte della comunità. Una Chiesa “ospedale da campo” non punta il dito per giudicare gli altri, ma “si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia”. Ha le porte aperte “ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno”, ed è capace di camminare con l’umanità ferita, di togliere dalla solitudine.

Fabio Zavattaro

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