Vangelo della Domenica / Lasciare tutto, per i poveri. Lo chiede Gesù al giovane ricco per ricevere in eredità la vita eterna

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Canto al Vangelo ( Mt. 5,3 )giovane-ricco1

Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

Vangelo ( Mc. 10, 17-30 )

 In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». Parola del Signore.

Riflessione  

 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “ Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”  In questa frase vi è il senso di questo brano del vangelo di Marco. La prima cosa da notare , dopo una prima lettura, è che solo a metà discorso con l’interlocutore  si dice che Gesù fissa lo sguardo su di lui e lo amò… Perché questa volta non accade come nelle altre vicende in cui si racconta di Gesù che fissato lo sguardo  su alcuni uomini, li chiama alla sua sequela, facendoli suoi discepoli. Qui, soltanto dopo aver ascoltato la risposta del ricco interlocutore , sulla sua conoscenza riguardo i comandamenti, si dice che fissò lo sguardo su di lui e lo amò. Ma Gesù non fissa lo sguardo colmo di amore su quel ricco, solo perché egli, alla sua domanda, risponde: Maestro, tutte queste cose le ho osservate sin dalla mia  giovinezza. Il motivo del suo sguardo di amore non è perché ha osservato la legge perfettamente. Infatti, subito dopo Gesù gli dice: Una cosa sola ti manca… Qui è come se Gesù volesse mettere in rilievo il fatto che non basta conoscere i comandamenti e magari eseguirli perfettamente per essere discepoli autentici alla sequela di Cristo. Succede spesso infatti, che come a questo tale del racconto, la consapevolezza della conoscenza della legge e della sua osservanza,  se non è vissuta dentro l’umiltà, spesso induce l’uomo a insuperbirsi e a sentirsi perfetto e ricco davanti a Dio. La richiesta infatti di Gesù di vendere tutti i suoi averi e darlo ai poveri, si riferisce forse alla necessità di spogliarsi di tutto ciò che gli impedisce  di sentirsi povero davanti a Dio. E’ la necessità di ogni discepolo che vuole seguire Cristo crocifisso, quella di spogliarsi della propria superbia e del proprio compiacimento. Ma questo spogliamento avviene solo dopo essere stati raggiunti dallo sguardo amante di Cristo. Per questo Gesù prima di dire ciò che mancava a quest’uomo per mettersi alla sua sequela, gli fà sentire tutto il suo amore in quello sguardo. Ma questo tale , dice il brano del vangelo, se ne andò rattristato,  possedeva infatti molti beni. E’il rischio di chi non lascia le proprie ricchezze per diventare il povero di Dio. E qui  non s’intende solo la ricchezza materiale, ma tutto ciò che impedisce al cuore dell’uomo di affidarsi a Dio. E come dice la prima lettura (Sap.7,7-11), solo il cuore che prega e chiede la Sapienza, s’innamora di lei e la preferisce a scettri e a troni, stimando un nulla la ricchezza al suo confronto, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. Il cuore di questo discepolo potrà dire della Sapienza che viene da Dio, l’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni. Nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. Solo il discepolo che si lascia toccare dallo sguardo amante di Cristo, può vivere e sperimentare quella beatitudine proclamata da Gesù nel discorso della montagna: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

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Letizia Franzone