I sogni, un rifugio sicuro dove reinventare il nostro mondo e lasciare che accada l’impossibile. E siccome non ne
abbiamo il controllo diretto, continuiamo a ricoprirli – almeno nella fantasia – di un’aura di “mistero” che, talvolta, si tinge di poesia. Certo, a volte ci sono anche gli incubi. Ma i sogni – persino quelli “ad occhi aperti” – rimangono comunque uno spazio riservato ed inviolabile, dove ritrovare i riflessi della parte più profonda della nostra personalità, del nostro inconscio.
Solo che adesso, la “magia” del sognare – legata per lo più all’incapacità di un controllo diretto dei nostri sogni – rischia di svanire, almeno sotto il profilo del momento di “accensione” dei sogni stessi. Pare, infatti, che alcuni neurologi abbiano alla fine scoperto “l’interruttore” dei sogni.
Di che si tratta? Da tempo, la scienza neurologica sa che l’attività onirica è legata alla cosiddetta fase REM (Rapid Eye Movement) del sonno, mentre nella fase non-REM di sogni manco l’ombra. Le due fasi, normalmente, (insieme ad altre minori) si alternano nel nostro tempo di riposo con cicli regolari che durano all’incirca due ore. Un recente studio (pubblicato su Scienze), ad opera di un gruppo di ricercatori dello RIken Brain Science Institute di Hirosawa e dell’Università di Tsukuba (Giappone), ha scoperto che il passaggio dalla fase REM a quella non-REM è controllato da un circuito di neuroni situato in una determinata struttura cerebrale, detta “ponte di Varolio”. L’identificazione di questo “interruttore” – le cui cellule sono diverse da quelle che le circondano e somigliano a quelle del cervelletto -, peraltro, ha permesso anche di scoprire che le diverse fasi del sonno sono strutturate secondo una gerarchia in cui il sonno REM controlla le altre fasi.
La ricerca ha preso spunto dall’osservazione che alcuni neuroni del ponte di Varolio somigliano molto più alle cellule del cervelletto che a quelle della struttura in cui si trovano. Dunque, per controllare se questi neuroni provenissero effettivamente dal cervelletto, Shigeyoshi Itohara e colleghi hanno sfruttato una tecnica innovativa – chiamata Dreadd (Designer Receptors Exclusively Activated by Designer Drugs) – messa a punto di recente. Essi hanno creato una linea di topi transgenici, in cui alcune cellule – che nel corso dello sviluppo embrionale sono dette “cellule del labbro rombico” – sono state marcate per seguirne i movimenti nello sviluppo. Queste cellule sono state anche modificate geneticamente, in modo che esprimessero un recettore (Atoh1) che le attiva quando sono esposte ad un particolare farmaco.
Si è potuto così confermare che, durante lo sviluppo degli embrioni (di topo), alcune cellule del labbro rombico migrano per insediarsi nel ponte di Varolio. Ma si è anche scoperto che alcune di esse sono di tipo eccitatorio, mentre altre di tipo inibitorio, ossia in grado di stimolare o smorzare l’attività degli altri neuroni con cui sono in contatto.
A questo punto, i ricercatori hanno somministrato il farmaco ad esemplari adulti di questi topi transgenici mentre dormivano, così da attivare selettivamente le cellule Atoh1 eccitatorie oppure quelle inibitorie. Dall’esame dei tracciati elettroencefalografici hanno quindi scoperto che, in questo modo, potevano far passare a piacimento il topo dal sonno REM a quello non-REM. In una serie di esperimenti successivi, poi, hanno scoperto che le fasi del sonno interagiscono sulla base di una gerarchia sotto il controllo del sonno REM.
“La scoperta – osservano i ricercatori – ha implicazioni sulla comprensione di come e perché si sia evoluto il sonno nei mammiferi e negli uccelli, gli unici animali che oltre al sonno non-REM manifestano anche il sonno REM”.
Ma – ci domandiamo – ora che abbiamo scoperto “l’interruttore, per caso pretenderemo di attivare a piacimento l’inizio e la fine dei nostri sogni, perdendo così ogni parvenza di magia onirica? Beh, la risposta è ovvia: manco per sogno!
Maurizio Calipari