Il quinto Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015) “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” è impegnato nell’approfondimento della riflessione sulla proposta di speranza da presentare all’uomo di oggi nell’ambito di una società plurale e relativistica che tende a non riconoscere i valori classici e cristiani di riferimento dell’umanesimo e lo stesso fondamento etico della convivenza mettendo in discussione persino la specificità della natura umana (ecologismo).
Ci troviamo di fronte al rifiuto del concetto di natura umana omologata a tutte le specie animali e vista soltanto nella sua dimensione fisica secondo i meccanismi della selezione. La natura umana, ridotta al mero dato biologico, è sottoposta a manipolazioni tecniche oppure è ridotta a un insieme di relazioni senza un ubi consistam. Si nega la bi-polarità biologica maschile e femminile riportando quest’ultima sul piano psicologico e soggettivo del genere con effetti pericolosi anche sulla battaglia per la liberazione delle donne, con circa sessanta (fino ad oggi) diversificazioni riducendo il soggetto a mera relazione sociale quasi che ogni differenza significhi diseguaglianza. D’altro canto l’individualismo selvaggio esclude qualsiasi riferimento al bene comune e produce effetti disastrosi non solo sul piano personale, ma anche sul mondo fisico, biologico e sociale. Peraltro – afferma Max Hokheimer – nella società individualista, quasi paradossalmente “il successo si consegue solo attraverso l’imitazione” rendendosi simile agli altri, annullando la propria personalità e, quindi, ”individualismo e massificazione sono in realtà le facce di una stessa medaglia”.
Se si riduce tutto a relazione, scompare la vera e propria relazione. Se non esiste l’uomo, l’umanesimo non è più possibile. Chi nega la natura umana in sé cade in contraddizione perché, senza presupporla, i ragionamenti e le “filosofie” che vengono proposti non potrebbero essere espressi. La stessa tecnica, se perde il suo presupposto, si autodistrugge e il singolo viene dissolto nelle sue relazioni e risulta evanescente. I sostenitori del post-umanesimo, tenuto conto della mappatura del genoma e dello sviluppo delle biotecnologie, si ripromettono di andare “oltre l’uomo”, ma è un’impresa rischiosa perché, sfigurando l’uomo e ponendolo nella sola dimensione fisico-sociale, l’uomo stesso “non può compiere il proprio destino”. La cosiddetta tecnoscienza da sola non può esaurire la complessità della natura umana e occorre integrarla con la sapienza umana e la spiritualità. Pertanto il convegno di Firenze intende approfondire le vie per un dialogo sereno e proficuo con l’uomo di oggi, credente e non credente, al fine di individuare dei percorsi condivisibili per alimentare la speranza di chi è immerso in una società nella quale i valori si sono fusi in un mare in cui non esistono punti fermi.
Il dibattito durante il convegno terrà presente la prospettiva culturale e quella missionaria alla luce della fede e si muoverà su cinque vie, già indicate nella traccia esaminata e discussa in ambito diocesano. Nell’ordine le vie sono: Uscire (“liberare le nostre strutture del peso di un futuro che abbiamo già scritto”), Annunciare (“esprimendo con umiltà ma anche con fermezza la propria fede nello spazio pubblico, senza arroganza ma anche senza paure e falsi pudori”), Abitare (“occorre… un tenace impegno per continuare ad essere una Chiesa di popolo nelle trasformazioni demografiche, sociali e culturali che il Paese attraversa…”), Educare (“…contrastare l’assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati e superarne l’inconsistenza, promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione – Educare alla vita buona del Vangelo 10”), Trasfigurare (“le comunità cristiane sono nutrite e trasformate nella fede grazie alla vita liturgica e sacramentale e grazie alla preghiera. Esiste un rapporto intrinseco tra fede e carità…”).
Papa Francesco incontrerà i partecipanti al convegno martedì 10 novembre. Dopo i saluti del card. Angelo Bagnasco saranno proposte delle testimonianze e subito dopo il Santo Padre pronuncerà il suo discorso. Ogni giornata sarà preceduta da preghiere e riflessioni spirituali. I lavori nei gruppi secondo le cinque vie si svolgeranno nei giorni 11 e 12 novembre; le sintesi e le prospettive nella mattinata del 13 novembre.
La delegazione della Diocesi di Acireale sarà guidata dal vescovo mons. Antonino Raspanti, vice presidente del Comitato preparatorio, e composta (in ordine alfabetico) da: Anna Maria Cutuli, presidente dell’Azione Cattolica; don Antonio Pennisi, direttore dell’Ufficio per la pastorale della Famiglia; don Carmelo Sciuto, direttore dell’Ufficio catechistico; Barbara Sgroi, segretaria del Consiglio pastorale diocesano e della consulta delle aggregazioni laicali; Andrea Romeo, in rappresentanza dei giovani; e da Giovanni Vecchio, direttore dell’Ufficio per la pastorale della Cultura e della Scuola.
GV