Dal 25 al 30 novembre l’undicesimo viaggio internazionale di Bergoglio. Tre i Paesi che attraverserà: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. Confermata l’apertura della Porta Santa del Giubileo della Misericordia a Bangui, salvo ripensamenti dell’ultima ora. Il Papa entrerà in uno “slum” di Nairobi e visiterà un campo profughi. Il 30 novembre varcherà la soglia di una moschea per invocare la pace con i leader musulmani
L’Africa per Papa Francesco è una prima volta, “non solo da Pontefice, ma nella sua vita”, ha rivelato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ripercorrendo oggi le tappe dell’undicesimo viaggio internazionale del pontificato in un briefing svoltosi presso la Sala Stampa della Santa Sede. Dal 25 al 30 novembre, in 6 giorni (compresi la partenza e l’arrivo) Francesco toccherà tre Paesi – Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana – percorrendoli da Est verso Ovest, lungo la linea dell’Equatore.
Neanche i tragici attentati di Parigi hanno dissuaso Bergoglio dalla volontà di concretizzare il suo sogno: sulle strade africane, si muoverà come di consueto con la “papamobile” aperta, per non perdere il contatto con la gente. Agli africani, a sua volta, regalerà una prima volta: l’apertura della Porta Santa di un Giubileo, in programma il 29 novembre alle 16.30 nella cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Luogo-simbolo del Paese più martoriato e dilaniato dai conflitti, nel quale Francesco entrerà in una moschea per pregare con i leader musulmani e costruire insieme un futuro di pace, giustizia e riconciliazione.
Francesco è il terzo papa che l’Africa si appresta ad accogliere: il primo a toccare il suo africano è stato Paolo VI, con il viaggio in Uganda nel 1969 per rendere omaggio ai martiri ugandesi. Giovanni Paolo II, tra il 1980 e il 1998, ha visitato 28 volte l’Africa recandosi in 42 Paesi. Due le volte in Africa di Benedetto XVI, prima in Angola e Camerun e poi nel Benin. La partenza dell’aereo papale è prevista il 25 novembre da Fiumicino alle 7.45, l’arrivo sul suolo africano dopo 7 ore di volo, alle 17 della sera locali, l’ora del tramonto. All’aeroporto di Nairobi verrà accolto dal presidente del Kenya per la cerimonia di benvenuto nella State House, seguita dall’incontro con le autorità del Kenya e con il corpo diplomatico. Al presidente il Papa si rivolgerà in inglese, così come farà con quello dell’Uganda, mentre il discorso alla presidente dello Stato di transizione della Repubblica Centroafricana sarà il primo discorso pubblico che Francesco pronuncerà in francese. Il 26 novembre si aprirà con l’incontro interreligioso ed ecumenico nella nunziatura, poi il trasferimento all’Università di Nairobi, dove alle 10.15 è in programma “l’evento più grandioso della visita in Kenya”, ha annunciato Lombardi: la Messa nel Campus, che può contenere circa 300mila persone a cui si somma la capienza degli altri due grandi parchi limitrofi, dove possono trovare posto altre centinaia di migliaia di persone. Alle 15.45 l’incontro con il clero, i religiosi, le religiose e i seminaristi nel capo sportivo dell St. Mary’s School, che come gli altri incontri analoghi in Uganda e Repubblica Centrafricana “saranno colloqui informali, come è nello stile del Papa”, ha precisato il portavoce vaticano. Alle 17 la visita alle due sedi delle Nazioni Unite a Nairobi, dove il Papa pronuncerà “il discorso più lungo, ampio e articolato del viaggio”, sulla scorta della “Laudato si’”, ha detto Lombardi.
La visita nel quartiere povero di Kangemi è l’evento di apertura della seconda giornata a Nairobi. Il Papa percorrerà le stradine di terra battuta dello “slum” e incontrerà centomila persone, nella parrocchia cattolica di San Giuseppe Lavoratore, dove pronuncerà un discorso in spagnolo, “in continuità con quelli fatti ai movimenti popolari”, ha anticipato Lombardi. Alle 10, nello stadio Karasami, l’incontro con 70-80mila giovani cattolici, ancora traumatizzati dall’eccidio di Arissa dove sono stati uccisi in un campus 150 loro coetanei. Dopo l’incontro con i vescovi del Kenya, alle 15.30 l’areo papale si dirigerà da Nairobi a Entebbe, per l’incontro con le autorità e il corpo diplomatico. Sulla strada per Kampala, il Papa si fermerà in serata in uno dei due luoghi-simbolo dei Martiri ugandesi, a cui sarò dedicata la Messa nel santuario cattotlico di Namugongo, il giorno dopo. Il 28 novembre è nche la giornata dell’incontro con i giovani a Kampala e della visita alla “casa di Carità” di Nalukolongo, il luogo dove i primi missionari, i Padri Bianchi, si stabilirono 136 anni fa, come testimonia l’unico vecchio albero di mango ancora superstite, tra quelli piantati dai religiosi. Qui il Papa incontrerà gli ospiti, il più piccolo di 6 anni e il più grande di 107, e terrà un discorso rivolto alle 288 istituzioni sanitarie promosse dalla Chiesa cattolica nel paese africano. L’incontro con i vescovi, prima, e con il clero, dopo, concluderà la giornata.
29 novembre, ore 12, Bangui. Un’altra prima volta di Papa Francesco. La visita ad un campo profughi, la prima cosa che ha scelto di fare dopo l’incontro con le autorità. Duemila gli sfollati che incontrerà, in un campo appoggiato a una parrocchia cattolica. Dopo l’incontro con i vescovi e con le comunità evangeliche, alle 16. 30 – salvo ripensamenti dell’ultima ora dovuti a eventuali cambiamenti della situazione – il Papa aprirà a Bangui la Porta Santa del Giubileo della Misericordia, ha confermato padre Lombardi. Alle 17 la Messa in cattedrale, dopo la quale Francesco uscirà sul sagrato per iniziare la Veglia che i giovani continueranno per tutta la notte: confesserà cinque di loro, come segno di inizio dell’Anno della Misericordia. Il 30 è la giornata dell’incontro con la comunità musulmana nella Moschea centrale di Koudoukou a Bangui, prima della Messa conclusiva nello Stadio Barthélémy Boganda e della partenza dell’aereo papale per Roma, alle 12.30, con arrivo a Ciampino alle 18.45.
M. Michela Nicolais