All’aeroporto di Entebbe, in Uganda, Papa Francesco è stato accolto da musiche e danze. È l’accoglienza riservata alle persone di riguardo; ma è anche lo stile di questo continente che, pur attraversato da ferite e violenze, sa guardare sempre in modo positivo
Tamburi, corni. Hanno il ritmo di questi strumenti le danze all’aeroporto di Entebbe. È l’accoglienza riservata alle persone di riguardo; ma è anche lo stile di questo continente che, pur attraversato da ferite e violenze, sa guardare sempre in modo positivo. “Grand Welcome” titola oggi il giornale di Kampala Saturday Vision.
All’aeroporto sono tre diversi gruppi che al suono di corni e al ritmo frenetico dei tamburi, alcuni piccoli, altri grandi lasciati sul terreno, si esibiscono in una danza che, ai nostri occhi, sembra quasi impossibile da eseguire, al limite della capacità di equilibrio delle persone. Papa Francesco è incuriosito da questa danza così veloce e ritmata. Alcuni hanno anche delle cavigliere con campanelli che con il loro suono accompagnano il movimento delle gambe. Ma la cosa che più sorprende è l’eleganza che nel ritmo e nel suono si percepisce dai movimenti di questi gruppi. Alcuni sono a piedi scalzi, altri hanno scarpe da ginnastica o di cuoio nero. Anche questo è Africa.
A salutare Francesco, prima del presidente Yoweri Museveni e della First Lady, sono tre bambini Ashley di 9 anni, Joseph Mary di 7 e Jasmin di 6. In abito bianco lungo, le due fanciulle; in vestito scuro, il ragazzo. La gioia nel consegnare al Papa dei fiori si leggeva nei loro occhi: sguardi timidi, consapevoli della grande responsabilità che era stata loro assegnata. Eseguito il compito si sono guardati intorno, come per dire: siamo stati bravi. Poi lentamente si sono avviati verso i locali dell’aeroporto, consapevoli, o forse inconsapevoli, che le televisioni di tutto il mondo presenti a Entebbe li avrebbero consegnati alla storia di questa giornata papale.