Il “Giubileo della Misericordia” indetto da Papa Francesco è un invito a vivere un anno nella gioia del cuore, perché liberato dallo stato di torpore o di angoscia, in cui ciascun uomo si può trovare, a causa dei suoi errori, viene rinnovato dalla grazia del perdono. Chi non ha provato l’esperienza della riconciliazione dopo una lite, con una persona cara?
Sapersi ancora amati, dopo aver commesso un torto, e riconciliati dopo aver chiesto “scusa!” per la balordaggine commessa, rimette a chiunque le ali e fa ripartire nel cammino della vita. In un tempo – come il nostro – in cui perfino i rapporti familiari sembrano fallire e non dare più alcuna garanzia di stabilità e sicurezza, tra fratelli o tra coniugi, il Papa ha ritenuto che l’uomo abbia bisogno di recuperare la sua capacità di amare e di provare a sperimentare – pur nella fragilità del suo essere – la sua volontà di prendere a cuore e di avere cura della cose a cui maggiormente tiene, a partire da sé stesso.
Che cosa di più grande che rafforzare i sentimenti che spontaneamente scaturiscono da un cuore che ama, capace di spendersi totalmente?
Misericordia, infatti, termine composto dal verbo “miserere” e dal termine “cor”, sta ad indicare la capacità del cuore di provare sentimenti di vicinanza per chi è nel bisogno. Misericordioso è chi ha compassione, chi si accosta e consola chi si trova in difficoltà… e non soltanto in assenza di beni o risorse materiali (alimenti, vestiti, casa, lavoro…) ma anche chi è privo di affetti, chi non ha più stima di sé, si sente fallito, chi non ha fiducia e non si avventura e non prende iniziative, chi non avverte in sé alcun motivo per continuare a vivere,…
Un anno per riconciliarsi con la propria vita, ambiziosa di grandi aspirazioni e di grandi ideali, ma nello stesso tempo fragile e soggetta a errori, a incapacità di scelte oculate e buone, a scivolate per superficialità o incoscienza… fino agli errori, con calcoli precisi di conquiste di “benessere” talvolta fallace e ambiguo. Nell’itinerario giubilare, il Santo Padre, propone questo pellegrinaggio dentro il nostro cuore per giungere alla “porta del cuore di Cristo” da cui assorbire lo stile di Misericordia. Il volto di Cristo, infatti, rivela il cuore del Padre, “ricco di grazia e misericordia”, capace di perdono fino a settanta volte sette, disposto sempre a rinnovare il suo patto di amore con chiunque lo “cerca con cuore sincero”.
Il volto di Cristo, rivelatoci dai Vangeli è quello dagli sguardi profondi, capaci di fissare le pupille di ciascuno e parlargli cuore a cuore. “Lo fissò e lo amò”, leggiamo quando chiama a seguirlo, o quando parla al giovane ricco che gli chiedeva cosa dovesse fare per avere la vita eterna. Gesù parla guardando negli occhi e in essi legge il bisogno di liberazione. Libera dalla malattia, dal male , da ciò che ciascuno si porta addosso e aggiunge : “Ti sono perdonati i tuoi peccati! Va’ e non peccare più!”, per poter cominciare una vita nuova, gli viene offerta un’altra opportunità per osare un nuovo cammino, ridando stima, fiducia…
Il volto di Cristo è impresso in ogni persona creata a immagine e somiglianza di Dio: Come Gesù è l’immagine del Padre, “Chi vede me vede il Padre”, dice a Filippo che gli chiede :”Gesù, mostraci il Padre!”. Per questo egli può dire: “Qualunque cosa abbiate fatto al più piccolo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me!”. “Non voglio sacrifici né offerte!”, ma nel giorno in cui egli verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, dirà a ciascuno di noi: “avevo fame, avevo sete, ero nudo,… ero malato, ero in carcere, ero sfiduciato, triste, abbandonato, … e mi hai dato …., vieni alla mia destra e partecipa alla gioia del tuo Signore!”
L’invito a riscoprire il valore delle opere dette di “misericordia” corporali o spirituali, come le abbiamo imparate al tempo del Catechismo per prepararci alla nostra prima Comunione e alla Cresima, suggeriteci dal Papa, sono un modo concreto per riscoprire in noi quei sentimenti di compassione di cui il nostro cuore è ancora capace, pur in un clima di apparente egoismo, rafforzato dalla paura e dalla diffidenza in cui siamo caduti in questo secolo. Buon cammino nella gioia dell’incontro tra chi si ama e chi sa di essere amato.
Teresa Scaravilli