“Se le sarà possibile, aumenti le notizie nude e crude, le interpretazioni le faremo noi lettori, altrimenti ci piacerebbe fosse dichiarato subito che sono a titolo del redattore”. Così ha scritto in questi giorni un lettore al nuovo direttore di un quotidiano nazionale. Sono righe di una lettera trasportata dal fiume di testi e immagini che corre in tutte le altre pagine.
All’inizio di un nuovo anno, che mantiene purtroppo molti colori cupi del precedente, sono parole che, dette e scritte più volte, non perdono una briciola di attualità. Non per la presunzione di una persona ma per un desiderio di tenere vivo, nel tempo della rivoluzione mediatica, un rapporto di fiducia tra due responsabilità e due dignità: quelle del giornalista e quello del lettore. Nel rispondere alla lettera il direttore scrive: “Il rispetto dei lettori aiuta i giornalisti a fare il proprio lavoro perché li obbliga a controllare le fonti, essere umili nella descrizione dei fatti e altrettanto determinati nella ricerca della notizia”. E questo, aggiunge, vale “ancor più adesso che l’informazione digitale consente una conversazione continua tra chi scrive e chi legge”.
Nel nuovo contesto editoriale, sottolinea il direttore, “cresce la responsabilità del reporter nel descrivere un mondo in rapida evoluzione tenendo conto di ogni sua componente, così come cresce la responsabilità dei lettori nel saper cogliere di chi fidarsi”. E’ utile, ai bordi della cronaca, fermarsi su queste riflessioni e su queste domande.
Nella sosta ci si imbatte in un altro pensiero sulla crisi dell’editoria cartacea che è la spia di altre crisi. La chiave per superarla, scrive il nuovo direttore che ben conosce il giornale affidato alla sua guida, “è stata di non essere mai prevedibili e scontati, di amare il territorio di appartenenza – a cui viene dedicata un’attenzione straordinaria – ma insieme di continuare a raccontare il mondo, tenendo lo sguardo sveglio, di non arrendersi al populismo, ma di continuare a coltivare il ragionamento e lo spirito scientifico. Ci siamo sforzati di dare più punti di vista e offrire contesti razionali anziché farci travolgere dalle reazioni emotive, (…) di mostrare anche soluzioni e non solo problemi”.
La citazione non è per esprimere un giudizio ma solo per richiamare lo sforzo di essere dalla parte di un’informazione pensata e che, come tale, aiuti a pensare. Più un’informazione è pensata più è un’informazione essenziale, fatta di “notizie nude e crude” che chiamano in causa due responsabilità e due dignità: quella di chi scrive e quella di chi legge.
In effetti il pensiero, il pensiero “professionale”, incoraggia non la personale affermazione ma la ricerca appassionata degli elementi utili al lettore perché possa giudicare, esprimere un’opinione, scegliere. Tutto questo in una realtà mediatica in cui la velocità, l’apparenza, l’interesse di parte sono sempre più aggressivi e pronti a indossare maschere. Ai bordi della cronaca si rimane comunque affascinati dallo “spettacolo” mediatico e, pur denunciando alcune sue derive, non se ne può fare a meno.
Nella stessa misura non si può fare a meno di quell’esercizio quotidiano di formazione della propria coscienza che è fatto di ricerca, ascolto, pensiero, silenzio. Così che le “notizie nude e crude” possano essere lette come espressione di una professionalità che non ha bisogno di aggettivi ed effetti speciali. Così che le “notizie nude e crude” diventino uno stimolo a pensare.
Paolo Bustaffa