Si è tenuto dal 22 al 25 settembre a Patti, in provincia di Messina, il master nazionale di aggiornamento e qualificazione per direttori, redattori e amministratori dei settimanali cattolici d’Italia, giunto alla XX edizione. L’incontro di studio, al quale hanno partecipato oltre 100 persone, è stato organizzato dalla delegazione siciliana della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici, che riunisce 188 giornali diocesani) con la collaborazione, per la prima volta, dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) di Sicilia. Tema di apertura del Master: “Oltre i 150 anni dell’Unità d’Italia. Un cammino ancora da compiere”.
Quella notizia in più. “Un argomento importante – ha commentato il vescovo delegato per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana, mons. Salvatore Di Cristina – perché si proietta oltre, e voi, come giornalisti cattolici, dovete proiettarvi oltre, e tenere conto che darete un apporto specifico a partire dall’essere portatori di una cultura specifica”. “Vogliamo entrare nel cuore della storia – ha spiegato mons. Alfio Inserra, delegato Fisc in Sicilia e organizzatore dei master – per lanciarci nel futuro e chiederci: quale impegno per la stampa cattolica”. “I nostri settimanali sono giornali ecclesiali d’informazione generale: il nostro è un giornalismo che non va sulle grandi tv, ma parla della gente alla gente – ha detto il presidente Fisc, Francesco Zanotti -. Dobbiamo essere più professionali degli altri, perché scontiamo un pregiudizio, ma non dobbiamo mai smettere di leggere la realtà alla luce dell’esperienza cristiana: solo così avremo una notizia in più da dare, la buona notizia”. Sulle sfide che interrogano anche i settimanali cattolici del territorio si è soffermato il direttore del SIR, Paolo Bustaffa, sottolineando che “il giornalismo è chiamato a confrontarsi positivamente con le nuove tecnologie tenendo presente che esse incidono fortemente nella cultura del territorio”. Per questo “un giornalista non solo consuma le suole delle scarpe sulle strade e sulle piazze dove vive la gente ma consuma anche i polpastrelli delle dita e gli occhi navigando in Internet dove, spesso confusamente, c’è un’umanità in ricerca, in attesa di risposte e di incontri…”. Bustaffa ha ricordato che “non a caso” il convegno Fisc che si terrà a Cesena dal 20 al 22 ottobre sarà sul tema: ‘Territorio e Internet: due luoghi da abitare'”. L’Unità, “un’opera incompiuta”. In apertura del master il punto sulla “questione morale” dopo 150 anni dalla nascita dello Stato italiano, l’ha fatto Roberto De Mattei, docente di storia moderna all’Università Europea di Roma, che ha evidenziato come l’Unità sia “un’opera incompiuta sul piano culturale, per via della scissione tra politica e religione che è avvenuta nel Risorgimento: è necessario – ha spiegato – ricomporre questo nucleo, perché la legge morale viene prima dello Stato e da esso non può essere contraddetta”. De Mattei ha poi spiegato che “le cause del disfacimento risiedono nella disgregazione intellettuale e nel graduale abbandono dei valori tradizionali. Tale processo – ha concluso – potrebbe, altrimenti, condurre al totalitarismo che sostituisce un ordine soggettivo a quello naturale delle cose: la radice del disfacimento morale è tutta qui”.
Unità vuol dire responsabilità. Delle “spinte e controspinte tra centralismo e federalismo, che hanno caratterizzato la nostra storia dal 1861 ad oggi” ha parlato dal punto di vista del diritto costituzionale il docente dell’Università di Foggia, Marco Olivetti, “ed è alla società civile – ha detto – che si deve chiedere di investire affinché, al di là dei meccanismi giuridici, si diffonda la responsabilità dell’Unità”. Sul rapporto tra cattolici e Unità ha relazionato Angelo Sindoni, docente di storia moderna all’Università di Messina, che ha attaccato l’agnosticismo e il negazionismo che caratterizzano alcuni ambienti della società italiana, giornalismo incluso. “I cattolici – ha spiegato – sono stati tra i più grandi costruttori dell’Unità del nostro Paese. Occorre una lettura storicamente corretta dei fatti del 1948, per capire lo sviluppo del successivo processo unitario, puntando l’attenzione sul federalismo e sul ruolo importantissimo che i cattolici hanno svolto”.
Nel mercato i valori collettivi. Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivanohe Lo Bello, ha indagato le radici culturali ed economiche dell’attuale crisi, ripercorrendo in un excursus storico le “questioni morali profonde, tra cui si possono individuare l’inaridimento dei valori collettivi e il nuovo individualismo, che hanno corroso la società portando alla crisi della civilizzazione occidentale”. Lo Bello ha inoltre evidenziato come solo “partendo dalla comprensione profonda del valore morale del mercato, luogo fondamentale per ricostruire l’Unità del Paese possiamo riscoprire i valori collettivi di cui la società attuale ha bisogno. La corruzione e l’evasione costituiscono le sue distorsioni, ma il mercato in sé non va demonizzato: il Paese deve farci i conti come luogo fondamentale per costruire unità morale e civile”.
a cura di Lorena Leonardi (Sir)