“Utero in affitto” e “maternità surrogata” sono tematiche molto discusse e motivo di dibattito in questi giorni. In molti hanno commentato queste pratiche, le opinioni risultano essere simili fra loro.
“In una società in cui il tema della donna ha fatto tanti passi in termini di emancipazione, stupisce molto che la donna diventi oggetto di consumo anche di questo desiderio di paternità e di maternità che, fuori dal contesto della famiglia dell’uomo e della donna, rischia sempre di essere in tante maniere equivocato. Quindi, da un lato, c’è un’accentuazione del tema del rispetto della donna nella società e della lotta alla violenza sulle donne, ma, dall’altro, non si pensa che anche l’utero in affitto è una forma di violenza, che si vuole mascherare come dono d’amore” – ha affermato don Adriano Bianchi, direttore del settimanale “La Voce del Popolo” di Brescia – “le madri surrogate vengono, di solito, dai paesi più poveri del mondo o anche quando sono di Paesi più ricchi, come gli Stati Uniti, sono comunque quelle che hanno maggiori problemi economici. Si tratta, insomma, di una forma di schiavitù”.
Secondo Eleonora Porcu, ginecologa, responsabile del centro fertilità del Policlinico S. Orsola – Malpighi di Bologna, “l’utero in affitto è solo una nuova forma di schiavitù subita dalle donne”, per Marco Griffini, presidente dell’associazione Aibi – Amici dei bambini, “uno sfregio all’umano, un’inaccettabile forma di schiavitù imposta alle donne, una sorta di ingiustificabile neocolonialismo che sfrutta la povertà e il bisogno”, “l’utero in affitto non rispetta gli altri, perché le donne sono usate e schiavizzate e non rispetta il nascituro, generazione futura, considerato in maniera strumentale” ha asserito Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia morale all’università di Pisa. Secondo Laura Palazzani, professoressa, ordinaria di Filosofia del diritto alla Libera università Maria Santissima Assunta (Lumsa) e vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), “il corpo della donna viene utilizzato come ‘contenitore’ e viene sfruttato economicamente (nelle pratiche retribuite)”.
Angelo Zema, direttore di Romasette.it, periodico online della diocesi di Roma, ha affermato “ogni bambino è un dono e ha diritto a una mamma e un papà, e non deve essere oggetto di contratto”, “su questo tema vanno considerati aspetti giuridici reali, e la legge non può andare contro principi di carattere umano”, ha asserito Roberto Dante Cogliandro, presidente dell’Associazione italiana notai cattolici (Ainc). Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita, ha prestato attenzione al reciproco legame che si crea, durante la gravidanza, tra la madre e il figlio, secondo Andrea Fagioli, direttore di Toscana Oggi, settimanale cattolico regionale, in questi giorni non si è mai analizzato ciò che può accadere “in una madre che porta al grembo una creatura per nove mesi” con la quale condivide sentimenti attraverso il cordone ombelicale.
“La gestazione dell’embrione all’interno dell’utero di una donna – ha detto Antonio G. Spagnolo, direttore dell’Istituto di bioetica dell’Università Cattolica di Roma, si carica di tanti significati e innesca meccanismi complessi che all’inizio nessuno può immaginare, neppure la cosiddetta madre surrogata”. Le dinamiche che si instaurano tra lei e il feto sono infatti quelle “della relazione tra madre e figlio. L’embrione sente che quello è l’utero della mamma e inizia con lei una forte relazione, non solo a livello ormonale ma fatta anche di messaggi di diverso tipo, attraverso una sorta di linguaggio speciale che gli conferisce una sorta di imprinting”. Secondo quest’ultimo, l’interruzione di questo processo al momento del parto, costituisce un trauma per il neonato e “predefinire, programmare e realizzare una gravidanza sapendo che non potrà svilupparsi nell’accoglimento e nell’educazione del bambino è disumano”, ha aggiunto.
“L’utero in affitto è una reificazione del figlio, della sua carne che diventa merce”, ha detto Andrea Nicolussi, ordinario di Diritto civile all’Università Cattolica di Milano.”Ogni contratto di surrogazione di maternità” – secondo Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) – è illecito “sul piano bioetico e biogiuridico”. “L’utero in affitto – secondo Vittorio Possenti, docente di Filosofia politica all’Università di Venezia – è moralmente e umanamente da sanzionare, attraverso una legge da approvare con la massima rapidità possibile”.
“Quando una persona vende il proprio corpo, come si chiama quest’attività?”, questo l’ interrogativo di Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate, settimanale diocesano di Cesena-Sarsina, e presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici).
In merito al riconoscimento dal Tribunale dei minori di Roma che ha concesso a due donne lesbiche di adottare l’una la figlia dell’altra, Filippo Savarese – portavoce di Generazione famiglia e membro del comitato promotore del Family day – ha asserito : “Si tratta dell’ennesima sentenza sovversiva che prepara la strada alla programmazione legalizzata di bambini orfani di madre o di padre, con eterologa e utero in affitto per le coppie gay. Ci appelliamo alla Corte di Cassazione perché ristabilisca su questo tema lo stato di diritto”.
Maria Pia Baccari, professore ordinario di Istituzioni del Diritto romano alla Libera università Maria Santissima Assunta (Lumsa), ha detto : “C’è un coro unanime contro la maternità surrogata, reato in Italia, considerato nuova schiavitù, mercificazione, bimbo-giocattolo ma, allo stesso tempo, si continua a guardare con rammarico allo stralcio dal ddl Cirinnà della stepchild adoption, che ha a che fare con figli, ‘figliastri’ (termine mai adoperato in un testo di legge italiano), utero in affitto, maternità surrogata”. “Si sente spesso dire che in diritto romano la donna non era protetta, ma oggi, contro la donna, contro la donna incinta, il suo corpo, la sua salute fisica e psichica vengono perpetrati i peggiori crimini: stiamo regredendo e non poco. Ebbene i giuristi romani che proteggono la donna incinta (mulier gravida, praegnans, praegnas, in utero gestare, partus, procreatio e mater semper certa) sono numerosissimi”. Oggi c’è confusione “nel senso che mater semper certa come principio vive ‘ancora’, anche se talvolta vi può essere incertezza o non rispondenza, ad esempio, tra l’ovulo fecondato impiantato e colei che partorisce, alla quale viene tolto il bimbo”. “Oggi l’enorme sviluppo della scienza medica e, in particolare, delle biotecnologie, come pure l’individualismo, il relativismo, il secolarismo della società – ha aggiunto Baccari – hanno fatto perdere di vista i principi del sistema e affidato all’opinione ogni discernimento”. Eppure, – ha concluso –, in fondo, “la domanda fondamentale è ‘quali siano i criteri per cui una legge possa essere giudicata buona o cattiva’ (Cicerone, de legibus, 1, 42 e sgg.). Al riguardo Cicerone dice che ‘non si può distinguere una legge buona da una cattiva in base ad alcuna norma se non quella della natura (naturae norma)’ (de legibus 1, 44). Dal momento infatti che il ‘comune intendimento umano’ ‘ci fa conoscere le cose dopo averle abbozzate nel nostro animo, sicché si annoverino tra le virtù le azioni oneste e tra i vizi le disoneste; il volerle poi far dipendere dall’opinione e non dalla natura è da pazzi’ (Haec autem in opinione existimare, non in natura posita, dementis est: de legibus 1, 44 e sgg.)”.
GDM