Ai bordi della cronaca / Giornalisti e “Sassi”. A Matera un incontro sulla comunicazione nel tempo di Francesco

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“Il rispetto della dignità della persona che va inteso come segno alto di professionalità giornalistica; la velocità che materap-268x179non deve mettere a rischio la qualità dell’informazione: non è importante arrivare primi ma arrivare meglio; la verità che deve essere incontrata e amata prima di essere difesa; la persona reale che va distinta dalla sua rappresentazione mentre occorre trovare una corrispondenza tra le due figure; la risposta alla decadenza della comunicazione mediatica che può venire solo da un giornalismo capace di ripartire dall’etica…”.
Potrebbe sembrare un elenco di buone intenzioni ma visto che il congresso dell’Ucsi, l’Unione cattolica stampa italiana, si è tenuto nei giorni scorsi a Matera, questi sogni sono stati messi alla prova dai “Sassi” che hanno custodito la fatica e la speranza di una città eletta a “Capitale europea della cultura”.
E’ stato il sindaco di Matera a ricordare come la “miserabilità” delle condizioni di vita, ma non certo dell’animo di chi ha abitato questi spazi angusti, sia sempre stata e sia oggi letta come nobiltà culturale e spirituale.
C’è un dunque messaggio che viene da questo percorso dalla povertà e dall’umiltà alla nobiltà e alla visibilità.
Non è sfuggita a giornalisti provenienti dai quattro punti cardinali del Paese che si sono confrontati, alla luce della testimonianza di papa Francesco, l’urgenza di ritrovare motivazioni, credibilità e futuro.
Non è per nulla facile perché si sta rispondendo alle difficoltà editoriali con l’abbassamento della soglia etica dell’informazione nella presunzione che questa misura consentirà di uscire dalla crisi perché meno costosa.
Cosa possono fare i giornalisti se i riferimenti etici, sui quali si fondano quelli deontologici, si sfaldano di fronte all’assunto che tutto ciò che è possibile è lecito?
Cosa possono fare se la scuola è decadente, l’università è decadente, la politica è decadente , la cultura è decadente, il servizio pubblico radiotelevisivo è decadente, lo stesso giornalismo è decadente?
L’immagine è forse esagerata ma il quadro inquieta e non da oggi.
Le domande si rincorrono quindi tra i “Sassi” di Matera che, con il linguaggio della memoria, lanciano un segnale di futuro.
Dalla decadenza alla rinascita: il passaggio è possibile se ritmato da un’umiltà che nasce da una professionalità alta e dalla consapevolezza che ci sono cammini da percorrere insieme con quanti hanno a cuore la dignità e i diritti della persona.
I giornalisti non salgono su cattedre che a loro non appartengono.
I giornalisti, guardando alle sfide, scorgono i limiti della professione e devono cercare alleanze culturali ed educative per trasformare le stesse sfide in opportunità.
La posta in gioco è alta, va oltre le sorti stesse del giornalismo, tocca il senso della vita, il livello di umanità, la dignità della persona, la costruzione del bene comune e della democrazia.
Da soli non si può dunque pensare al risveglio della coscienza, alla formazione della coscienza, al primato della coscienza. Ancora un elenco di utopie e di sogni?
Può essere. Rispondono i “Sassi” di Matera, ieri abitati dalla povertà e dalla solidarietà, oggi sono maestri e testimoni di una speranza di cui si avverte con preoccupazione, ma non con rassegnazione, l’assenza.
Occorre però tradurre l’immagine con il linguaggio di oggi che è anche il linguaggio della cronaca. Un linguaggio capace di bussare alla porta della coscienza e qui i “Sassi” passano la parola ai giornalisti.

Paolo Bustaffa

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