I nostri figli sono nativi digitali. L’utilizzo del web, la connessione continua, le piattaforme social sono normali abitudini del contesto quotidiano. Ma i genitori sono in grado e si impegnano per educarli ad assumere un comportamento adeguato in questo spazio di vita? Sappiamo guidare i nostri figli?
Uno studio negli Stati Uniti del Pew research center evidenzia come i genitori vigilano sulla presenza dei loro teenager nell’ambiente digitale. Dai risultati possiamo trarre suggerimenti per accompagnare i più giovani nel web: un mondo in cui sono chiamati a gestire e governare le loro azioni, i loro pensieri, le loro opinioni e le loro relazioni come nei tanti altri che abitano ora e abiteranno in futuro.
Dalla ricerca sui genitori di ragazzi tra i 13 e i 17 anni si evincono tre aree di controllo da osservare: le esplorazioni, in quali siti navigano, quali ricerche effettuano; le interazioni, quali sono gli utenti con cui entrano in contatto; la privacy, quali informazioni personali rendono pubbliche e visibili a tutti e ad altri.
Principalmente emergono due comportamenti: il primo è teso a monitorare le attività online. Tra i genitori il 61% afferma di visitare i website dove vanno i loro figli; il 60% afferma di guardare i loro profili sui social media e un 56% li ha come amici o follower, un altro 48% ogni tanto guarda il registro di chiamate o i testi dei messaggi sul telefono del figlio. Il secondo atteggiamento sui quali quasi tutti si impegnano è invece preventivo ed è teso a preparare i ragazzi sui comportamenti più corretti da tenere: il 94% dei genitori parla con i figli di cosa è appropriato comunicare, un altro 95% discute sull’opportunità dei contenuti da vedere online; il 95% sul consumo di tempo sui media e infine il 92% sul comportamento da tenere con gli altri.
Da quanto appare, l’accompagnamento educativo ha soprattutto un approccio dialogico si osservano i comportamenti, si parla e discute con i ragazzi, si tende in modo minore a impedire alcune azioni: solo il 39% dei genitori intervistati usa il “parental control” per bloccare o filtrare alcune attività dei figli, appena il 16% li applica sul loro cellulare e altrettanti usano la geolocalizzazione per conoscerne i movimenti. Però le punizioni non mancano: il 65% ha tolto il cellulare o internet per un periodo di tempo. Come non mancano le regole, dato che ad esempio il 55% limita il tempo al giorno in cui è possibile per il ragazzo stare online.
Così dallo studio del comportamento dei genitori statunitensi ricaviamo un piccolo manualetto, forse non completo ma senz’altro utile, per educare al digitale.
Andrea Casavecchia