Quotidiano / Nel giorno in cui cantiamo l’Alleluia il male trova scampo e causa una strage di cristiani e bambini

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(Foto SocialChannel)

4344 e 1062. Sono rispettivamente i cristiani uccisi e le chiese colpite nel 2014, secondo i dato dell’Ong Open doors. Questo “Quotidiano” inizia con queste due cifre che esprimono l’orrenda e ingiustificabile violenza dei radicali islamici, che torna a colpire nel giorno più importante per i cristiani. A Lahore, come in Nigeria o in Siria, hanno agito mostri incarnati dietro una fede che viene esaltata in nome di un Dio che prometterebbe gloria e fasti a chi si fa saltare in aria. Individui senza scrupoli, senza cuore. Tali sono autori di stragi come quella del giorno di Pasqua, a Lahore in Pakistan. Ne sono morti 72, di cui 30 bambini. 340 il bilancio dei feriti.  E’ stata una strage di famiglie – ha definito Radio Vaticana in una nota stampa. Secondo alcune fonti almeno 51 delle 72 vittime erano cristiani che stavano festeggiando la Pasqua ma sono stati colpiti anche tanti musulmani che passavano la giornata all’aperto. Fra i morti si contano anche bambini, che nel momento dello scoppio utilizzavano i giochi e le attrezzature sportive del Gulshan-e-Iqbal Park. La polizia ha confermato la presenza di un kamikaze e anche l’uso di sfere metalliche nell’esplosivo per aumentarne l’effetto letale. Papa Francesco l’ha definito “attentato esecrabile”. Uno scenario raccapricciante verificatosi nel giorno in cui la Luce vince le tenebre e il Bene trionfa sul male. Eppure, viene da chiedersi: perché tutto questo mentre cantiamo nelle nostre Chiese l’alleluia? In Pakistan non è la prima volta che le chiese cristiane sono prese di mira: anche l’anno scorso, proprio nel giorno di Pasqua nel sobborgo di Youhanabad due comunità venivano colpite causando morti e feriti. Mons. Francis Shah, arcivescovo di Lahore ha rilasciato alcune dichiarazioni ad Aiuto alla Chiesa che soffre: “Ai miei fedeli – ha detto il presule – ho detto di non perdere la speranza, perché anche se affrontiamo un periodo di grave difficoltà, dobbiamo imparare a rialzarci così come Cristo ha saputo rialzarsi pur portando la croce. E così noi, pur portando la nostra croce dobbiamo riuscire ad andare avanti. Perché Dio è e sarà sempre con noi”. Aldilà delle rivendicazioni e delle motivazioni, che sembrerebbero legate a intimidazioni di politica interna, resta l’amarezza e lo sdegno, soprattutto per la perdita di vite innocenti e per di più indifese come quelle dei bambini.

Domenico Strano

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