Una visita voluta, quasi un pellegrinaggio quello di Marcello Masotti a Caltagirone nelle scorse settimane per visitare il mausoleo di Don Luigi Sturzo. Già assessore al Comune di Firenze ed ex segretario del Comitato Comunale della DC fiorentina, è uno dei principali esponenti dell’Associazione “Scienza & Vita” di Firenze; laureatosi con una tesi sulla figura di Sturzo, lo ha assunto come guida spirituale politica sin da allora, spendendosi, da cattolico, per una presenza politica caratterizzata dalla laicità. Il prete di Caltagirone lo affascinò con le sue lucide e lungimiranti intuizioni che confluirono nella fondazione del Partito Popolare, con il quale veniva garantita la presenza e l’autonomia dei cattolici nell’ambito politico in Italia, in un’ottica pluralistica e per il perseguimento del bene comune nel dialogo. Lo scopo fondamentale era quello di assicurare alla società italiana dei valori, come la libertà svincolata da asservimenti monolitici di destra o di sinistra e garanzia di pluralismo nell’iniziativa privata, nella scuola, nel mondo del lavoro, la partecipazione delle realtà locali alle scelte di sviluppo, la famiglia come cellula di base capace di dialogare col mondo, mantenendo la sua forza unificatrice di sentimenti e di dignità individuale e sociale.
Abbiamo accompagnato Masotti in questa visita e ci siamo adoperati perché la chiesa del SS. Salvatore, che ospita il mausoleo dell’illustre siciliano, venisse aperta per l’occasione. Sturzo, che era morto a Roma nel 1959, dopo una vita intensamente vissuta al servizio di Dio e degli uomini, rimase sepolto al Verano fino al 1962 quando la sua salma fu traslata a Caltagirone proprio nella chiesa dove nel 1894 era stato ordinato sacerdote ed aveva celebrato la sua prima messa. Masotti, con evidente commozione si è inginocchiato davanti al mausoleo ed ha pregato, poi ha visionato tutti gli oggetti presenti nella cappella che richiamano i valori sturziani. Abbiamo colto l’occasione per porre alcune domande all’illustre ospite.
-Secondo lei, Sturzo, definito “uomo di pensiero e d’azione”, sacerdote e uomo di fede integrale, è stato capito e valorizzato?
Il sacerdote siciliano ha subìto la sorte che nella storia hanno avuto protagonisti scomodi citati per quel che serve agli altri, negati per quel che realmente hanno detto o fatto”.
-Vuole specificare meglio la sua “denuncia”?
“Avversato nel primo Novecento dalla classe dirigente liberale, alla quale si era opposto e che aveva contestato per non essere abbastanza “liberale” e di cui aveva rotto il monopolio politico antisocialista con la fondazione del Partito Popolare; combattuto, come “prete intrigante”, dal Fascismo che non tollerava la sua opposizione intransigente; invitato dalla Chiesa a lasciare l’Italia non solo perché minacciato di morte, ma anche perché divenuto personaggio scomodo quando sembrava che la maggioranza degli italiani si orientasse a seguire Mussolini; fatto oggetto al rientro in Italia, dopo la fine della guerra, di sola memoria storico/agiografica quale fondatore del Partito Popolare, ma emarginato quale voce di dissenso ed elemento di disturbo, proprio da coloro che per credo ideale avrebbero dovuto essergli vicino; “negato” per le idee che esprimeva e che venivano considerate frutto di un’involuzione senile a fronte delle battaglie d’avanguardia combattute nei primi anni del secolo; divenuto “Senatore a vita” per la volontà di un liberale laico e credente, Luigi Einaudi”.
-Il pensiero sturziano, a suo parere, nel secondo dopoguerra avrebbe potuto essere utile all’Italia?
Il rammarico per l’emarginazione di una grande lezione, morale, politica, economica, è tanto più forte se si considera che veniva condannato alla sterilità un pensiero che avrebbe potuto contrastare efficacemente nel secondo dopoguerra il predominio cinquantennale della cultura marxista e che avrebbe anche consentito di correggere errori concettuali e prassi politiche: “i mali passi”, come Sturzo li aveva chiamati (statalismo, partitocrazia, aumento della pressione fiscale, corruzione e immoralità ai vertici della società) che avrebbero poi portato alla crisi dello Stato e alla disgregazione del partito che dichiarava di ispirarsi ai valori cristiani. E’ inevitabile, infatti, che al vuoto e alla subordinazione culturale segua poi anche la perdita del potere politico”.
– Alcuni studiosi italiani come Morra e Infantino hanno accostato la figura di Luigi Sturzo al filone del liberalismo. Ci vuole chiarire meglio in che senso?
Gli autori da lei citati hanno sottolineato l’appartenenza di Sturzo da una parte al filone cattolico liberale italiano (Rosmini) e dall’altra al liberalismo classico, ben distinto da quello continentale di matrice razionalista e antireligioso, che include Hamilton, de Tocqueville, Kant, Croce, Acton, per arrivare a Von Mises e Von Hajeck e che pur mantiene aspetti fondamentali della filosofia cristiana del personalismo”.
– Per brevità, ci vogliamo soffermare almeno sugli apprezzamenti di Sturzo nei confronti delle democrazie anglosassoni?
Tra gli aspetti pratici delle democrazie anglosassoni che colpiscono Sturzo, oltre alla libertà economica e alle forti autonomie locali, c’è quello della libertà scolastica. Mi consenta, per concludere, di citare quanto scriveva Sturzo nel 1947:”In verità la scuola in America è libera: libera perché qualsiasi ente o individuo può aprire o promuovere scuole di qualsiasi grado o facoltà; libera perché programmi, corsi e insegnanti non sono stati imposti da ordini ministeriali; libera perché la scelta dell’insegnante è lasciata alle scuole stesse e alle facoltà scolastiche senza limiti neppure di nazionalità e di indirizzo; libera infine perché nei collegi e nelle università gli alunni hanno facoltà di scegliere essi materie e corsi, ottenendo il diploma e la laurea per speciali materie scelte e per corsi seguiti. Finché gli italiani non vinceranno la battaglia delle libertà scolastiche in tutti i gradi e in tutte le forme, resteranno sempre servi: servi dello Stato (sia democratico o fascista o comunista), servi del partito (quale ne sia il colore), servi di tutti, perché non avranno respirato la libertà, la vera libertà che fa padroni di se stessi e rispettosi e tolleranti degli altri, fin dai banchi della scuola, di una scuola veramente libera”.
Ci saremmo soffermati ancora a conversare con interesse con Marcello Masotti, già alto funzionario della Sanità in Trentino e fiorentino “doc”, profondamente laico e cattolico, secondo l’insegnamento sturziano. Mi consegna una raccolta di scritti di Don Sturzo che porta per titolo una emblematica dichiarazione dello stesso sacerdote e statista di Caltagirone: “Non è farina del mio sacco: devo tutto al Vangelo e alla Rerum Novarum”. Chiudiamo riservandoci altri momenti di confronto, soprattutto tramite l’Associazione “Scienza & Vita” di Firenze.