Quotidiano / Muri e dintorni. In Europa (e non solo) avanza il mostro della paura. Ma prima o poi chi ha paura farà i conti con il mondo e l’umanità

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L’Austria è pronta ad innalzare un muro. La Svizzera, in caso di emergenza, potrebbe persino mettere in 101319-mdcampo l’esercito. Matteo Salvini vola negli Stati Uniti da Donald Trump e cosa si siano detti non è difficile immaginarselo. E in Europa la destra, quella xenofoba, sta avanzando con passo repentino. Tutto questo è lo spettro di un mostro che va in giro cercando chi divorare me che in realtà non sa cosa fare. Questo mostro è la paura. Sì, proprio la paura di accogliere, di integrare, di abbracciare. Queste nobili azioni non sono esercizi facili e non eludono certo alcuni rischi. Ma chi genera timore innalza muri e prima o poi succede che questi muri crollano (che è diverso dall’essere abbattuti) generando altro scompiglio. È una storia che si ripete, che soffia verso un sentimento di nazionalismo che fa a pugni con l’armoniosa e pacifica (almeno così dovrebbe essere) Europa. Il muro è l’immagine più realistica che esprime il rifiuto del confronto. Da un lato i buoni, che però non hanno nemmeno un briciolo di idee su come gestire l’emergenza, dall’altro i cattivi, che di buono hanno il coraggio di farsi avanti e di bussare, di osare, di provare. Da un lato i forti, che in fondo hanno molti punti deboli, dall’altro i deboli, che rimangono deboli e che prendono la forza guardando un orizzonte di pace e di vita migliori. E qui vale la pena sottolineare come nemmeno un mare in tempesta, con tutti i rischi che esso comporta, ha fermato i barconi strapieni di migranti a raggiungere un qualsiasi orizzonte. Anzi, tutto ciò spesso pagato a caro prezzo con la morte di migliaia di persone. Come possiamo allora pensare che innalzare barriere sia la soluzione del secolo? Il comportamento dell’Austria sembra quasi configurabile con l’articolo 885 del nostro codice civile che dice: “Ogni comproprietario può alzare il muro comune, ma sono a suo carico tutte le spese di costruzione e conservazione della parte sopraedificata”. Questo accostamento è puramente casuale ma ci aiuta ad interpretare la freddezza e l’egoismo degli austriaci ai quali però dobbiamo rammentare che oltre “alle spese di costruzione e conservazione” vanno considerati “i conti con la storia e l’intera umanità”. Il nostro augurio, detto ciò, è che ancora tutto possa cambiare.

Domenico Strano