Restaurata Santa Macrina, esemplare di “cartapesta sacra”

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Un momento della cerimonia durante la quale Santa Macrina è stata restituita alla Basilica acese dei SS. Apostoli Pietro e Paolo

Nel corso di una cerimonia ufficiale è stata riconsegnata a don Guglielmo Giombanco, amministratore della Basilica dei SS.Apostoli Pietro e Paolo di Acireale, l’antica statua in cartapesta di Santa Macrina dopo il sapiente intervento di restauro realizzato da Natale Longo. Il dott. Longo, già direttore dell’archivio storico comunale ed oggi anche apprezzato collaboratore del nostro giornale, ormai da alcuni anni porta avanti con successo una interessante campagna culturale finalizzata alla riscoperta e valorizzazione della cartapesta sacra ad Acireale, città famosa per l’utilizzo della stessa in occasione del Carnevale. Tra le ultime sue artistiche realizzazioni, in ordine di tempo, si ricordano il nuovo crocifisso per la cappella del Cristo della Buona Nuova, sita lungo il sentiero delle “chiazzette”, e la cornice dorata a raggiera per il tabernacolo della chiesa del Sacro Cuore di Gesù.

“In occasione del restauro – ci ha dichiarato Natale Longo – ho ripreso l’immagine originaria, seicentesca, rispettando i canoni e le tecniche dell’epoca attraverso l’utilizzo degli stessi materiali: una carta particolare, prodotta a Sorrento (non quella dei giornali!), la colla di farina e i colori ad olio. È stata pure rifatta la base in legno, mentre il pastorale e il libro che la Santa regge con le mani sono stati ricoperti con lamina d’argento. La struttura interna è in iuta ed è stata trattata con prodotti anti-tarme. Si è cercato, insomma, di usare prodotti e tecniche tradizionali, quegli stessi che sono ancora oggi in uso a Lecce, in Puglia”.

Riposta alla fine dell’Ottocento in una nicchia della sagrestia e occultata dietro un quadro, la statua di Santa Macrina venne casualmente ritrovata nell’aprile 1931. I fedeli considerarono miracoloso detto ritrovamento, motivo per cui da allora e nel corso degli anni ’40 del secolo scorso la devozione si ridestò, salvo poi successivamente assopirsi, tanto che il manufatto venne di nuovo messo da parte e conservato presso un locale attiguo alla sagrestia, da dove, grazie alla lungimiranza di don Guglielmo Giombanco, all’interessamento di Giuseppe Grasso e all’impegno di Natale Longo, è stato tirato fuori per essere riportato agli splendori di un tempo. Oggi, infatti, la statua può essere ammirata dai visitatori della Basilica nella sua attuale collocazione, presso la cappella del Divino Amore, che ne valorizza e mette in risalto il riuscito intervento di restauro.

Guido Leonardi

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