Testimonianze / L’esempio della Beata Maria Domenica Brun Barbantini che trasformò le dure prove della sua vita in opere di amore e misericordia

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thumbnail_mdbb_6Nell’ “Anno della Misericordia” indetto da Papa Francesco, vogliamo ricordare l’apostolato della misericordia svolto dalla Beata Domenica. La Beata Maria Domenica Brun Barbantini nacque a Lucca nel 1789, l’anno in cui scoppiò la rivoluzione francese: visse 79 anni e fece tutte le esperienze umane che può fare una donna normale: fu fidanzata, sposa, vedova, madre. Fatto certamente non meno importante, fin da giovane si trovò in situazioni molto impegnative che seppe affrontare con spirito soprannaturale; tanto è vero che proprio quelle circostanze difficili le offrirono l’occasione di praticare le virtù teologali di fede, speranza e carità; le virtù morali, di prudenza, giustizia, fortezza, temperanza e le virtù affini, di umiltà, semplicità, povertà e obbedienza.

La prima dimostrazione della sua tempra di donna veramente cristiana convinta, radicata nella fede, animata dalla certezza di poter superare qualsiasi difficoltà con l’aiuto di Dio, la dette quando, ad appena 5 mesi dalla celebrazione di un matrimonio felice, le morì il marito! Infatti, si abbandonò subito, umilmente e fiduciosamente, ai misteriosi disegni divini.

Ora, di fronte all’esempio eroico di una giovane sposa, la quale, sebbene provata duramente negli affetti più cari, non solo non si abbatté e non si perse di coraggio, ma senza lamentarsi accettò docilmente l’incertezza del futuro della sua vita, non possiamo non chiederci: “Ma io come affronto le prove quotidiane della mia vita ?”

La Beata Maria Domenica Brun Barbantini si pose in un atteggiamento di disponibilità totale all’amore di Dio, alla sua bontà infinita, dedicandosi completamente alle opere di misericordia verso le povere ammalate.

A distanza di 5 mesi dalla morte del marito, nacque il figlioletto Lorenzo, che Maria Domenica considerò come “un dono del cielo”, e lo educò trasmettendogli i veri valori umani e quelli autenticamene religiosi. Al tempo stesso, sempre attenta alle ispirazioni che le venivano dallo Spirito Santo, aderì con generosità e prontezza a nuove iniziative apostoliche, assumendo la guida di una piccola comunità femminile di persone alle quali, con il suo esempio, insegnò a trasformare il dolore umano in energia divina di carità e di misericordia verso i sofferenti. Fu il primo passo verso la fondazione della Congregazione delle Suore Ministre degli Infermi di S. Camillo.

Ma ecco che, mentre stava pensando a come procurare mezzi finanziari sufficienti per il futuro del figlio e delle opere apostoliche, sorella morte, in meno di 48 ore, le rapì anche il figlioletto. Fu uno schianto per il suo cuore materno, ma “la grazia -dirà poi Maria Domenica- non mi abbandonò in tanta angustia”. La sofferenza le aprì orizzonti più ampi, cioè verso una maternità diversa; tanto è vero che in seguito scrisse: “Anche nell’asprezza di quei combattimenti, non sapevo formare altro progetto che quello che tutta me stessa, e tutto ciò che possedevo doveva essere impiegato per il sollievo delle povere inferme”.

A questo punto scopriamo che la sofferenza sprigionò nella Beata Maria Domenica il massimo della generosità, dell’altruismo e della carità misericordiosa. Si dedicò ad un apostolato estremamente necessario, date le miserevoli condizioni di abbandono in cui si trovavano in genere i poveri, a causa della difficile e penosa situazione sociale e politica. Rifiutò tutte le proposte di un nuovo matrimonio e fece il voto di castità. Suo unico desiderio, ormai, era quello di conformarsi a Cristo, il quale -dice la Beata- mi diede una grande confidenza nella sua bontà, un gran desiderio di piacere a Lui, una grande generosità di cuore. Da questo mondo interiore scaturì il coraggio di intraprendere iniziative assai impegnative, ma perfettamente rispondenti a quelle che erano le esigenze dei tempi, anche nel principato di Lucca, per le quali – ne era convinta- non le sarebbe mancato l’aiuto dall’Alto.

Essendo donna di carattere, si batté per ridare una dignità umana alle povere inferme della città, togliendole dall’abbandono, dedicando tempo ed energie al loro servizio, offrendo loro il suo affetto, dilatato dall’amore-carità cristiana. Fu una scelta veramente eroica, vivere il carisma, ispiratole dallo Spirito Santo, in funzione di un servizio verso la comunità umana sofferente. Ma proprio per questo suo indirizzo apostolico, incontrò subito enormi difficoltà da parte di alcuni concittadini, i quali ostacolarono i suoi santi progetti, ricorrendo anche ad accuse calunniose.

Ancora una volta, però, Maria Domenica manifestò la sua dignità, la sua eroica fortezza, la ferma volontà di seguire Gesù, di obbedire senza indugi alle sue parole: “Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. E così, nella contemplazione di Cristo crocifisso, entrava nell’esperienza del dolore causato dalla malattia, con tatto materno; infondeva nei malati fede, coraggio, speranza in un futuro migliore. Anche di notte, spesso vegliava al capezzale degli ammalati, li serviva, li confortava, li esortava alla rassegnazione, pensando di servire in ciascuno di loro, Gesù che ha detto:”Quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli -cioè veramente bisognosi-, l’avete fatto a me”!

L’orientamento caritativo della Beata Domenica, spinto fino al dono della vita, la sua apertura alle necessità di tante persone abbandonate, in modo particolare verso gli ammalati, è un forte richiamo per tutti, a volgere il nostro sguardo misericordioso verso coloro che soffrono, e ce ne sono anche intorno a noi, riflettendo, sulle parole di Gesù: “Ero malato e mi avete visitato, avevo fame e mi avete dato da mangiare.. “. Questo è mettere in pratica la misericordia di Dio, a cui ci invita Papa Francesco.

Sr. Purisima Perillo