Una sera dello scorso agosto mi sono trovata a partecipare alla presentazione di un libro presso il Resort Feudo Vaglisindi, incastonato nella meravigliosa cornice dell’Etna, dove i proprietari Corrado e Paolo Vassallo organizzano spesso eventi culturali. Alla fine del vernissage, come da programma, si sono esibiti François e le coccinelle, lasciando tutti entusiasti. Sebbene per me non fosse una novità, perché già avevo assistito più volte ad altre esibizioni di questi artisti, sono rimasta di nuovo senza parole, persino io che con le parole lavoro e gioco spesso.
A quel punto mi sono detta: raccontiamola questa storia, probabilmente tanti oltre me saranno curiosi di sapere come sia cominciata l’avventura musicale di Francesco Turrisi, in arte François, che, come molti di noi, affianca la passione artistica all’attività cosiddetta “seria”. Lui, infatti, è avvocato, ma non c’è dubbio che l’anima sia del tutto sbilanciata dalla parte dell’arte.
Quando Francesco inizia a parlare e a raccontare di sé, mi rendo subito conto con immenso piacere, che non ce la caveremo con poche battute…..
“Il mio inizio con la musica risale al 16 agosto 1977, avevo dieci anni e ricordo come fosse oggi il momento in cui sentii dire in tv che era morto Elvis Presley. All’epoca ascoltavo solo musica, non cantavo ancora, però iniziai una collezione di Lp proprio di Elvis che ascoltavo continuamente. Grazie a mio fratello, poco più grande di me, conobbi dei gruppi musicali che divennero per me fondamentali, come gli Earth, Wind & Fire e cominciò anche la mia passione per i Beatles, che dura immutata tuttora. Cominciai a cantare sempre più seriamente, finché nell’ottantotto, guidato dai Crabs, cominciai ad esibirmi.
Nell’ottantanove fondai il mio gruppo François e le coccinelle”
– Potresti spiegarmi come nasce questo nome?
“François era il mio soprannome già in precedenza, le coccinelle invece dipendono dal fatto che il nostro primo brano fu proprio “Coccinella”, di Ghigo Agosti”
– Quando hai realizzato che la tua passione era diventata una possibilità concreta? Perché insomma, canticchiare in macchina è cosa di tutti, ma avere una voce come la tua certamente no e tantomeno esprimersi e rendere sul palcoscenico, tenere in pugno il pubblico con quella leggerezza che è un talento di pochi.
“Ti racconto del periodo di Milano, dove mi sono trasferito nel ’96, ritenendo che quella città fosse un po’ il fulcro dell’arte a livello italiano. In quegli anni mi sono ritrovato a fare un’infinità di lavori che orbitavano a vari livelli sempre attorno al mondo dell’arte: il barista notturno, il buttafuori nei locali in cui suonavano musica hard-core, carico e scarico dei tir a fine concerti, monta palchi, ho fatto l’attore in molti filmati pubblicitari nei quali ho lavorato al fianco di Salvatores e Abbatantuono, Camomilla star e Pinot di Pinot ad esempio. Nel frattempo suonavo sia con diverse band che da solo, “setacciavo l’humus notturno dei locali di Brera” e devo ammettere che ripenso sempre con nostalgia a quegli anni, mi è piaciuta moltissimo quella stagione”.
“Dopo qualche tempo che vivevo a Milano stabilmente, Dominique Laugé fece una mostra al Consolato di Francia presso il Palazzo delle Stelline: “Artisti milanesi” era il titolo di mostra e book fotografico, io ero inserito tra questi, insieme a personaggi come il direttore della Triennale”
– Queste sono soddisfazioni. Come ti sei sentito?
“Grandissime soddisfazioni, anche perché, dopo sei mesi, trovandomi ad entrare con un amico nel locale Le Trottoir in Brera, sono rimasto di stucco: le stanze erano tappezzate di mie fotografie, il proprietario mi offrì di suonare nel locale dalle 19 a mezzanotte e accettai; a quel punto ero solo con la mia chitarra e cantavo: andò avanti così per più di un anno e mezzo.
– E del cabaret? Cosa ci racconti?
“Se dici Cabaret io ritorno con la mente al mitico Derby Club. Feci un provino e mi chiamarono il giovedì per il sabato successivo, volevano che facessi venti minuti di spettacolo in apertura. Accettai, ma quando lessi sul Corriere della sera il programma con il mio nome, ovviamente ebbi molta paura… io un pezzo non lo avevo e nemmeno esperienza in quel campo, mi trovai “costretto” a millantare quello che non ero pur di farmi spazio in quella nuova dimensione e città, il tutto in meno di due giorni! Venti minuti a teatro sono tantissimi, mi misi a scrivere un pezzo, andò benissimo e fui assunto come comico fisso al Derby Club, per il sabato sera. A seguito di questo misi sù un duo i “Per noi stessi”, partecipammo ad un provino per Zelig, ci chiesero di andare in tournée in giro per l’Italia per tutta un’estate, era un impegno enorme, e quella volta, a torto o a ragione, rifiutai.
Nel ’98 mi chiamarono al Maurizio Costanzo show, andai ma non come mi avevano proposto per fare il sosia di Elvis, non volevo essere il sosia di nessuno, chiesi di andare nel pubblico ed essere chiamato sul palco da lì, con mio stupore accettarono le mie condizioni. Tra le altre cose quando finivo al Derby, andavo di notte ai Magazzini Generali, per suonare con Demo Morselli, quindi al Maurizio Costanzo fu come una rimpatriata per noi”
– Ma adesso sei qui e fai l’ avvocato, come sei riuscito a coniugare questo tuo talento con lo studio prima ed il lavoro adesso?
“Per riprendere gli studi e finire l’università nel ’98 sono ritornato da Milano, il senso del dovere immagino, sentivo di dover terminare anche quel percorso e l’ho fatto. Adesso sono avvocato ed esercito la professione, e come vedi, a cantare e suonare non ho rinunciato e non rinuncerò”
– A che cosa ti stai dedicando adesso e che progetti hai per il futuro?
“Adesso sto facendo diverse cose, c’è l’officina del Gatto Blu, dove suono con Gino Astorina, proseguo col gruppo, faccio teatro, commedie con Plinio Milazzo e Giuseppe Calaciura e poi su ULTIMA TV il giovedì facciamo la trasmissione “Metropolitaun”, di cui ho scritto la sigla, musica e testo”.
Allora adesso sappiamo dove seguirti anche da casa, appuntamento fisso del giovedì!
Alessandra Distefano