Acireale, dall’accoglienza verso “Le strade dell’integrazione”

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Migliorare i servizi di accoglienza e integrazione offerti ai rifugiati politici. Questo l’obiettivo della ricerca sociale denominata “Le strade dell’Integrazione” promossa dal CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati), perché è importante “Accogliere prima ancora di Integrare”. Pubblichiamo integralmente la testimonianza di Francesco, componente dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti ed ex operatore SPRAR, il Servizio per la Protezione dei Richiedenti Asilo e dei Rifugiati che gestisce, mediante appositi progetti del Ministero dell’Interno in collaborazione con i comuni, i centri di accoglienza esistenti in varie città italiane tra cui Acireale.

“Una ricerca sociale denominata “Le strade dell’Integrazione”, promossa dal CIR, Consiglio Italiano per i Rifugiati, e finanziata dal Fondo Europeo per i Rifugiati, avrà l’obiettivo di migliorare i servizi di accoglienza e integrazione offerti a queste categorie di migranti, attraverso un’analisi dell’impatto che i servizi hanno sui percorsi integrativi delle persone. Il progetto si sviluppa su sette territori rappresentativi del sistema di asilo a livello nazionale, tra cui il comune di Catania, e ha come destinatari i titolari di protezione internazionale residenti in Italia da almeno tre anni. Secondo i risultati previsti, attraverso interviste, focus group e questionari, si potrà rilevare l’esperienza diretta di circa 250 rifugiati e/o titolari di protezione sussidiaria, più 30 operatori del settore. L’analisi dei dati valuterà il livello di integrazione dei rifugiati e offrirà specifiche raccomandazioni utili a migliorare il sistema di accoglienza nazionale, puntando alla diffusione dei risultati all’interno di tutte quelle reti di servizi che risultano essere punti nodali del sistema di accoglienza.

I richiedenti asilo sono quei migranti che entrando nel nostro paese fanno una richiesta di protezione internazionale. Questa richiesta viene esaminata da una commissione apposita che, secondo criteri precisi, può riconoscere lo status di rifugiato ai sensi della convenzione di Ginevra del 1951, o la protezione sussidiaria per motivi previsti dalla normativa italiana. Il triennio 2008-2010 ha visto un calo considerevole delle istanze di protezione presentate: da circa 30.000 domande si è passati a 12.000. Il trattato di amicizia stipulato tra Italia e Libia nel 2009, atto a contrastare l’immigrazione clandestina, ha determinato una flessione delle domande di protezione conseguente al calo di ingressi di migranti nel nostro paese. Si è passati dalla quinta alla quindicesima posizione tra i 44 paesi destinatari di richiedenti asilo. In seguito, i recenti fatti collegati alla cosiddetta “primavera araba” hanno determinato una forte emergenza umanitaria che ha fatto sì che circa 70.000 migranti arrivassero sulle coste italiane. Il primo semestre del 2011 ha già registrato più di 10.000 richieste di asilo e a febbraio è stato attivato un piano straordinario per l’accoglienza dei migranti, affidato e finanziato dalla protezione civile che oggi assiste circa 22.000 migranti distribuiti nella varie regioni. La Sicilia oggi è la terza regione, dopo Lombardia e Lazio, per presenze di richiedenti asilo e rifugiati. Acireale non è da meno: già da diversi anni è presente in città un centro di seconda accoglienza per 15 migranti facente capo al sistema di protezione nazionale. Inoltre, a giugno, c’è stato l’allargamento di 20 posti conseguente al piano straordinario summenzionato.

Quali dunque le possibilità per un territorio come Acireale di accogliere e integrare questi migranti? Proviamo a partire dicendo: “Chi sono, da dove vengono e perché sono qui?”. In tal modo potremmo iniziare a interessarci a loro e alla possibile integrazione di questi nostri rifugiati acesi, alcuni dei quali presenti ad Acireale già da diversi anni”.

Francesco De Maria

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