Rapporti Usa – Russia / Obama, l’espulsione dei diplomatici russi e l’imprevedibilità di Trump

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Essere amici della Russia è importante, ma non può voler dire soltanto spartizione delle sfere di influenza in base a puri rapporti di potere. Se la Russia vuole essere davvero amica (e non padrona) dell’Europa, servono strumenti giuridici e istituzionali nuovi e condivisi, in cui tutti credano davvero. L’Europa faccia un passo aventi in questo senso.

Ci aspetta una nuova Guerra Fredda? Tutti speriamo che il 2017 non ci porti una guerra calda, ma come esattamente evolveranno i rapporti fra Stati Uniti e Russia è difficile prevederlo, considerando la natura di Putin e di Donald Trump, ormai prossimo ad assumere ufficialmente la guida della Casa Bianca. Nei giorni scorso Obama ha espulso 35 diplomatici russi che in realtà erano membri dei servizi segreti del Cremlino perché accusati di aver interferito nelle elezioni presidenziali americane cercando di sostenere Trump e mettendo in cattiva luce la Clinton. Guardando alla storia delle relazioni internazionali e degli Stati Uniti, verrebbe da dire “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Tuttavia, si tratta di un’accusa grave e dunque è comprensibile che il Parlamento americano abbia varato una commissione d’inchiesta in proposito. Se si trovassero prove concrete di un’intromissione russa, scenario tutt’altro che inverosimile, per Trump non sarebbe una notizia piacevole. Buona parte dei deputati repubblicani su cui si fonda la sua maggioranza sono ostili alla Russia e potrebbero non gradire, ma indebolire il proprio presidente in assenza di un leader alternativo e quando le prossime elezioni rinnoveranno parte dei seggi parlamentari ma non la carica di Trump, non sarebbe una decisione molto saggia. Obama è riuscito dunque a creare qualche grattacapo a Trump, ma non certo a rafforzare la posizione del proprio Paese, giacché Putin ha risposto facendo addirittura la figura dello statista saggio e temperante, dichiarandosi superiore a certe cadute di stile.
Il punto vero è il futuro prossimo. Trump dice di voler stabilire relazioni pacifiche e persino di collaborazione con la Russia. In teoria, potrebbe essere una buona notizia per tutto il mondo. In pratica, si tratta di conoscere i termini delle auspicate relazioni pacifiche fra le due grandi potenze. Putin ha dimostrato di essere pronto a usare la forza per difendere gli interessi strategici russi. Lo si è visto in Ucraina, così come in Siria. Trump potrebbe accettare senza troppo rammarico di lasciare alla Russia una sfera di influenza sull’Europa orientale e sul Medio Oriente. Non è detto che una simile mossa penalizzerebbe gli Stati Uniti, anche se forse perderebbero un po’ di prestigio. Più difficile è capire però come questa strategia sarebbe compatibile con la difesa a spada tratta degli interessi israeliani fatta da Trump negli ultimi giorni. La sistemazione “putiniana” del Medio Oriente prevede un ruolo regionale di rilievo per l’Iran, acerrimo nemico di Israele. Se Trump vuole cercare di ottenere l’appoggio delle lobby ebraiche americane, difficilmente potrà sostenere i piani di Putin in Medio Oriente e sganciarsi completamente da quel quadrante. Se invece terrà fede alle sue dichiarazioni di amicizia nei confronti di Mosca, avrà dei bei problemi a spiegare la sua politica estera a Netanyahu.
Sul fronte europeo, la situazione non è meno complessa e delicata. Buone relazioni con Mosca significa sostanzialmente riconoscere una sfera d’influenza russa sull’Europa Orientale, eliminare le sanzioni imposte in seguito alla vicenda ucraina, accettare l’annessione della Crimea, smantellare almeno parte degli impianti missilistici installati dalla Nato nelle repubbliche baltiche. Raggiungere una collaborazione con Mosca sull’Europa è fondamentale prima di tutto per l’Europa stessa, ma esattamente qual è la percezione russa dei propri interessi vitali in Europa? Questo punto non è chiaro. E qui si innesta il ruolo dell’imprevedibilità di Putin, sommata all’imprevedibilità di Trump. Storicamente la Russia ha una propensione a interessarsi “da vicino” a ciò che accade in Europa orientale e sul Baltico. Indubbiamente sono stati commessi degli errori nei confronti della Russia da parte della Nato, ma se i piani di Putin prevedessero un’ingerenza che Lettonia, Lituania ed Estonia non sono disposte ad accettare, cosa accadrebbe? Di chi sarebbe amico Trump? E noi europei di chi lo saremmo? Essere amici della Russia è importante, ma non può voler dire soltanto spartizione delle sfere di influenza in base a puri rapporti di potere. Se la Russia vuole essere davvero amica (e non padrona) dell’Europa, servono strumenti giuridici e istituzionali nuovi e condivisi, in cui tutti credano davvero. L’Europa faccia un passo aventi in questo senso.

Stefano Costalli

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