Filippino Lippi, la trasparenza dei veli e lo splendore dei colori

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Dal 5 ottobre scorso fino al 15 gennaio 2012 le scuderie del Quirinale ospitano la mostra dedicata a Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del  400. Un’attenzione nettamente maggiore  è  rivolta a Filippino Lippi. Figlio di Filippo Lippi, frate carmelitano, e della monaca Lucrezia Buta, Filippino, così detto per essere distinto dal padre, apprende ben presto da quest’ultimo l’arte pittorica. I colori smaltati delle sue tavole, i disegni degli studi preparatori ci mostrano un artista di enorme talento, rimasto a torto all’ombra di Botticelli. Forse lo scopo della mostra potrebbe essere proprio quello di ricordare al grande pubblico l’importanza del pittore che ha affrescato la cappella Strozzi, in Santa Maria Novella a Firenze, e quella della famiglia Carafa, in Santa Maria sopra Minerva Roma. La mostra, divisa in cinque sezioni, ripercorre le diverse fasi della carriera del  Lippi a partire dall’esordio fino ai suoi ultimi lavori nell’ Urbe. Una delle prime opere , presenti nella mostra è la Madonna col Bambino e Angeli nella quale spicca la somiglianza persino nei tratti del viso, con il personaggio centrale della la Primavera del Botticelli del quale egli fu allievo e che a sua volta fu allievo di Filippo Lippi.

Altrettanto belli sono dipinti come “Tobiolo con i tre arcangeli” o “l’ Adorazione dei Magi”  ,frutto di una pittura non ancora matura, o il Tondo Corsini e l”apparizione della Vergine a San Bernardo”.  Ma è probabilmente la pala Nerli,  “Madonna con Bambino tra i Santi Martino e Caterina D’Alessandria e i committenti “, dipinta negli anni compresi tra il 1493 e il 1496, il vero gioiello della mostra, per la quale è stata appositamente restaurata.  La Madonna siede sul trono tenendo in braccio Gesù che afferra il bastone di San Giovanni inginocchiato sotto di lui. A sinistra San Martino Tours presenta alla Madonna il committente, mentre sua moglie è presentata da santa Caterina.  A parte il tema, che ha significato chiaramente celebrativo della famiglia, l’opera è da considerarsi un capolavoro per lo splendore dei colori, per la attenzione ai particolari sullo sfondo oltre gli archi e per la maestria con cui è resa la trasparenza dei veli e delle aureole, tutti indici questi dell’ influenza fiamminga. Una mostra che vale sicuramente la pena visitare, per tutti coloro che si trovassero nelle capitale nel periodo in cui è allestita, per la ricchezza delle opere che consentono di conoscere un pittore davvero brillante del Rinascimento italiano.

Annamaria Distefano