Riacquistare il piacere di leggere Dante. È questo ciò che è riuscito a fare il primo incontro dell’iniziativa “Dante nelle chiese di Acireale”, tenutosi nella secentesca chiesa di Santa Maria del Suffragio.
Assaporare la bellezza di leggere, capire e interpretare il testo lirico del divino poeta, ma farlo in maniera particolare, accompagnati e inseriti in un sito che permette di apprezzare e gustare al meglio non solo il senso della poesia, ma il significato del contesto in cui essa nasce ed in cui vuole ambientarsi. E tutto questo grazie anzitutto alla chiesa del Suffragio, dedicata appunto alle anime purganti, riprodotte in un quadro di Paolo Vasta (purtroppo poco chiaro e quasi illeggibile perché mal restaurato) posto all’ingresso orientale del tempio. A darne illustrazione, così come degli altri importanti affreschi presenti sulla volta (il “Miracolo Eucaristico” di Paolo Vasta) e nel presbiterio (sempre del Vasta) – in cui è ricorrente il simbolo dell’acqua che rinfresca e purifica le anime del Purgatorio – è stata la prof.ssa Leda Vasta, esperta di storia dell’arte.
È toccato poi a mons. Sebastiano Raciti illustrare la concezione del purgatorio nella dottrina cattolica (a partire dal Concilio di Trento nel XVI secolo, ma prima ancora secondo il Concilio di Lione del 1274, a cui si rifà Dante) e nella visione dantesca.
La prof.ssa Annamaria Zizza ha quindi illustrato con dovizia di particolari e con una vivacità espositiva non comune – dopo una ricca introduzione sul Purgatorio dantesco – l’undicesimo canto, che è quello in cui si parla dei “superbi”, inseriti dal Poeta nella prima cornice della seconda cantica, dove – per la legge del contrappasso – sono costretti a camminare con un grosso macigno sulle spalle che non permette loro di alzare la testa, mentre recitano il Pater noster (di cui Dante fa un’ampia e dotta parafrasi). Qui Dante incontra il nobile toscano Omberto Aldobrandeschi, il miniatore umbro Oderisi da Gubbio, e Provenzan Salvani, capo dei Ghibellini senesi. I tre personaggi rappresentano le tre tipologie di superbia – la “vana gloria”, primo dei vizi capitali – considerate da Dante: la superbia della nobiltà il primo, la superbia dell’arte il secondo e la superbia politica il terzo. Anche Dante potrebbe essere affetto dalla seconda forma di superbia, perché nel momento in cui Oderisi fa riferimento a Guido Cavalcanti che ha tolto la fama poetica a Guido Guinizzelli, aggiunge che “forse è nato chi l’uno e l’altro caccerà del nido”, con probabile accenno a se stesso. Ma d’altronde il viaggio di Dante nel Purgatorio serve anche a lui come atto purificatorio, facendo sì che ad ogni passaggio di cornice gli sia cancellata una delle sette “P” incisegli sulla fronte dall’angelo guardiano alle porte del Purgatorio stesso.
La prof.ssa Zizza si è avvalsa della sua alunna Martina Lo Giudice come lettrice, mentre i vari interventi sono stati inframmezzati dalle esecuzioni musicali del quartetto vocale “Doulce Mémoire” (diretto dalla maestra Bruna D’Amico), il quale, prima dalla cantoria e poi dall’altare maggiore (per il brano conclusivo), ha estasiato i presenti con le sue sonorità. Ha presentato e collegato i vari momenti il presidente dell’associazione “Cento Campanili”, prof. Antonio Agostini.
Era presente pure il vescovo mons. Antonino Raspanti, il quale, prendendo la parola a fine incontro, ha elogiato i relatori e gli “attori” della serata, ha ringraziato gli intervenuti che – numerosissimi – hanno affollato la chiesa, ed ha dato appuntamento al prossimo incontro, che si terrà domenica 16 luglio nella chiesa di San Camillo in via Galatea (intitolata a Santa Maria della Grazie, da non confondere però con la chiesa ubicata nell’omonima frazione). Verrà letto e commentato il terzo canto del Paradiso (“Virtù di carità”), ambientato nel primo cielo della Luna, dove Dante incontra Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla, la madre dell’imperatore Federico II.
Nino De Maria