Continuando sul filone logico-matematico iniziato nell’ultima riflessione, il nostro Nino Ortolani ci parla stavolta di una invenzione fatta 300 anni fa, in tempi per così dire “non sospetti”, ma con la quale continuiamo a fare i conti oggigiorno in tutti i momenti e le occasioni della nostra vita. Andiamo a vedere.
Carissimo lettore,
Parlandoti del gioco degli scacchi ti ho detto del grande numero di chicchi di grano che bisogna mettere nell’ultimo quadrato della scacchiera partendo da un chicco nel primo quadrato e raddoppiando la quantità nel passare al quadrato successivo. Il numero di chicchi da mettere nel sessantaquattresimo quadrato, scritto nel sistema binario, è l’unità seguita da sessantatré zeri.
Gli addetti ai lavori dell’informatica, che condiziona la nostra vita a partire dai computers, dei cellulari, ecc., sanno che il sistema binario è alla base di detta disciplina; ma pochi di questi esperti sanno che il sistema binario è stato inventato da Leibniz, noto agli studenti liceali come il filosofo delle “monadi”.
In una lettera del gennaio 1697 a Rodolfo Augusto duca di Brunswick il filosofo tedesco scrive: “Non c’è migliore analogia, o perfino dimostrazione, della creazione di tutte le cose dal niente attraverso l’onnipotenza di Dio che l’origine dei numeri qui rappresentati, ovvero usando solo l’unità e lo zero, dove dal semplice impiego dell’unità tutti i numeri sono originati”. Un medaglione illustra questa invenzione. In esso sono riportati i primi sedici numeri del sistema decimale affiancati dai corrispondenti del sistema binario.
È sorprendente notare come con questa invenzione siano state tracciate le basi dell’informatica in un periodo che precede la scoperta della corrente elettrica, e come non sia stato dato il giusto riconoscimento a Goffredo Guglielmo Leibniz, morto nel 1716 e sepolto “più come un brigante che come un uomo che era stato la gloria della patria”, secondo la testimonianza del suo amico Ker Von Kersland.
Nell’attesa di risentirci, ricevi cari saluti da
Nino Ortolani