Chiesa / La nuova Cattedrale di Pristina dedicata a Madre Teresa. Segno di speranza tra le difficoltà

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Il 5 settembre sarà un giorno speciale a Pristina, la capitale del Kosovo. Dopo 10 anni di lavori sarà consacrata la cattedrale-santuario dedicata a santa Madre Teresa. La data ovviamente non è scelta per caso, oltre al primo anniversario della canonizzazione fatta da Papa Francesco, ricorrono anche 20 anni dalla morte della suora della carità. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale albanese Ernest Simoni Troshani, speciale inviato pontificio. Si aspettano numerosi cardinali, arcivescovi e vescovi da tutti i Balcani per questo grande evento per la piccola comunità cattolica.
L’imponente edificio si erge nel centro di Pristina, l’archittetto della cattedrale è un romano, Livio Sterlicchio, e lo stile scelto è quello romanico per richiamare proprio il Basso Medioevo, l’epoca antecedente al 1389, l’anno della battaglia del Kosovo polje quando i turchi conquistano i Balcani e il cristianesimo subisce numerose soppressioni.
Il terreno è stato messo a disposizione dal Comune di Pristina, con l’appoggio del defunto storico presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova, che desiderava ardentemente la costruzione della cattedrale. La prima pietra è stata benedetta il 26 agosto 2005, mentre il vero e proprio inizio dei lavori è cominciato nel 2007. Secondo alcune stime la cattedrale di Pristina è la più grande dei Balcani: lunga 77,40 metri dall’abside al portico, larga 42,30 metri al transetto, alta 32,50 metri con due grandi campanili.
“Abbiamo potuto realizzare questa costruzione grazie alla Provvidenza – racconta mons. Lush Gjergij, vicario generale dell’amministrazione apostolica di Prizren e biografo ufficiale di Madre Teresa -, soprattutto grazie alle donazioni dei nostri fedeli e degli albanesi all’estero – in Europa e negli Stati Uniti”.
Attratti dalla figura di Madre Teresa molti musulmani e non credenti hanno voluto contribuire per la costruzione.
Per questo, mons. Gjergij ritiene che la cattedrale “sia stata costruita non più con dollari o euro ma con il cuore e la buona volontà della gente”. Per portare a termine la costruzione è stato decisivo anche l’impegno e lo zelo del vescovo locale, mons. Dode Gjergij, che non si è fermato nonostante le diverse difficoltà.

Mons. Lush Gjergy

A Pristina ci sono circa 3mila cattolici e un’altra chiesa cattolica dedicata a sant’Antonio. Il numero totale dei fedeli a Kosovo è esiguo, circa 60mila persone. “Tanto più grande è la nostra gioia – spiega mons. Gjergij – per avere una cattedrale così bella e grande che si è trasformata in motivo di gioia anche per gli altri abitanti della capitale, prevalentemente musulmani”. Infatti il santuario è già un luogo turistico e dal campanile si vede il panorama di tutta la città.
Dopo la consacrazione, la cattedrale sarà inclusa nei luoghi di pellegrinaggio legati a Madre Teresa dall’Opera Romana Pellegrinaggi insieme a Skopje, la città natia della santa, capitale della Macedonia, a Prizren, dove sono nati i genitori, al santuario di Letnica, dove decise di farsi santa, e a Pristina, dove Madre Teresa si è recata ben 5 volte.
È stata spostata anche la sede dell’amministrazione apostolica, dove risiede il vescovo, da Prizren a Pristina, in attesa che dalla Santa Sede autorizzino anche il cambio del nome in “amministrazione apostolica Prizren-Pristina”. “Era logico che il vescovo si trovasse a Pristina nella capitale, dove ci sono le autorità, le ambasciate ecc”, spiega mons. Gjergij.
La vita nel Kosovo non è molto facile, tra instabilità politica e difficoltà economiche. Anche per questo la nuova cattedrale è un segno di speranza per le persone, un evento positivo. “Molti dei nostri fedeli – afferma il biografo ufficiale di Madre Teresa – sono andati all’estero in cerca di lavoro, soprattutto i giovani. La disoccupazione è grande”. I prezzi invece sono abbastanza alti anche perchè molti dei prodotti vengono importati, mentre gli stipendi sono piuttosto modesti – dai 300 ai 500 euro al mese. “Le risorse ci sono, la gente ultimamente è tornata all’agricoltura”, dice mons. Gjergij, convinto che se non ci fosse stata la guerra, “la situazione nel Kosovo sarebbe molto migliore”.
Nelle difficoltà i kosovari confidano nell’intercessione di Santa Madre Teresa, figlia di questa terra.
“La sua vita, il suo messaggio, i valori con i quali ha contagiato il mondo intero, devono continuare a vivere nei nostri cuori e la cattedrale, dedicata alla piccola suora, ne sarà un segno visibile”, conclude mons. Gjergij.

Iva Mihailova

 

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