Tecnologia / “Nomofobia”: quando l’uso ossessivo dello smartphone diventa una vera e propria malattia

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Secondo diversi studiosi l’uso eccessivo e ossessivo dello smartphone crea una dipendenza chiamata “nomofobia”. Secondo le statistiche dell’Università di Granada, la fascia d’età più colpita è quella che va dai 18 ai 25 anni. Si parla di giovani con bassa autostima e con scarsi rapporti sociali che vogliono emergere in qualche modo stando sempre con il cellulare in mano e cercando di mettersi in contatto con gli altri loro coetanei.
Una caratteristica che emerge immediatamente è l’ansia che porta questi ragazzi a controllare in maniera ossessiva lo smartphone per vedere se hanno ancora la batteria carica e la rete disponibile.
Questa malattia purtroppo causa interferenze nel circuito cerebrale della ricompensa.
Il sistema di ricompensa è un gruppo di strutture neurali responsabili dell’importanza dell’incentivo e del piacere.
Molti sono gli italiani colpiti dalla “nomofobia”, i più colpiti sono gli uomini (58%), le donne (48%). Questa dipendenza patologica avviene principalmente quando una persona prova una forte paura di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, a tal punto da sperimentare effetti fisici collaterali simili all’attacco di panico come la mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accellerato, dolore al torace e nausea.
Nel 2014 due italiani, Nicola Luigi Bragazzi e Giovanni Del Puente, ricercatori all’Università di Genova, avevano proposto di inserire questa patologia nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Questa patologia causa moltissime conseguenze sull’uso eccessivo degli smartphone come i sintomi della sindrome “Text Neck”, un problema di postura legato al guardare il display del cellulare in continuazione o per lungo tempo che causa un dolore forte al collo e fa intorpidire la schiena; un’altra conseguenza è la tendinite al polso, tenere in mano per tante ore il telefono favorisce sollecitazioni ai tendini che possono infiammarsi; l’abbassamento della vista, soprattutto la sera prima di andare a dormire la luce blu prodotta dallo schermo avendo una lunghezza d’onda corta e una maggiore frequenza ed energia provocano rossore e irritazione agli occhi, secchezza, affaticamento, visione offuscata, mal di testa e disturbi del sonno; il pollice “da smartphone”, causato dall’uso ripetuto del dito per scrivere messaggi, email e navigare sul web. A lungo andare può causare dolore al pollice e nei casi più gravi aumenta il rischio di artrosi.
Per evitare tutto questo bisogna saper fare un buon utilizzo del proprio smartphone senza esagerare.

Michela Abbascià

 

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