Televisione / “Sirene”: la nuova serie fantasy di Rai Uno fa riflettere sull’accoglienza e sul rapporto uomo-donna

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Il Sir, insieme alla Commissione nazionale valutazione film della Cei, ha visto in anteprima le prime due puntate della miniserie che riflette sul rapporto uomo-donna, sull’accoglienza, servendosi di una cornice fantastica.

In onda dal 26 ottobre, per sei prime serate su Rai Uno, la miniserie “Sirene”, ideata e scritta da Ivan Cotroneo e diretta da Davide Marengo, è stata presentata il 24 ottobre alla stampa, in presenza anche di 200 ragazzi del Giffoni Experience. Il Sir, insieme alla Commissione nazionale valutazione film della Cei, ha visto in anteprima le prime due puntate. Nel cast della fiction, coprodotta da Cross Production, Beta e Produttore Associato 21 in collaborazione con Rai Fiction, troviamo Luca Argentero, Valentina Bellè, Maria Pia Calzone, Ornella Muti, Denise Tantucci, Massimiliano Gallo e Michele Morrone.

Più che una serie fantasy è una “commedia con le pinne”, come l’ha definita l’autore Cotroneo. Una fiction dalla battuta frizzante e dalle sfumature rosa, che si rivolge a un pubblico giovane e in generale familiare. Una favola sociale ambientata a Napoli, che punta a riflettere (con ironia) sulle relazioni tra uomini e donne oggi.

Dalla New York di “Splash” alla Napoli di “Sirene”

Il modello narrativo di partenza è il film “Splash. Una sirena a Manhattan” (“Splash”, 1984), film di Ron Howard con Tom Hanks e Daryl Hannah. L’autore Ivan Cotroneo – ha firmato con la collega Monica Rametta “Tutti pazzi per amore”, “Una grande famiglia”, “Un’altra vita” e “Sorelle” – è partito probabilmente da quella commedia hollywoodiana nello scrivere l’ossatura della sua nuova serie “Sirene”, che richiama in generale il mito delle sirene presente nella cultura europea, dai racconti dell’Antica Grecia alle favole scandinave.

Tale mito viene però affrontato in chiave attuale, calandolo nella Napoli odierna; una città luminosa e avvolgente, vivace e creativa, lontana dalle declinazioni in chiave problematica. Una scelta ben voluta dallo stesso regista Davide Marengo (al cinema “Notturno Bus”, “Un fidanzato per mia moglie”, in tv “Il commissario Manara” e “Boris 3”), che ha sottolineato l’intento di offrire scorci inediti della città, poco utilizzati tra cinema e televisione, come la zona di Capodimonte. La storia è abbastanza lineare: quattro sirene – la madre Marica (Maria Pia Calzone) e le tre figlie Yara (Valentina Bellè), Irene (Denise Tantucci) e Daria (Rosy Franzese) –, emergono dal Golfo di Napoli e mettono piede sulla terraferma. Hanno una missione, ritrovare il fidanzato di Yara, Ares (Michele Morrone), un tritone (l’ultimo maschio esistente nel Mediterraneo) che ha abbandonato il mare perché affascinato dalla vita metropolitana. Le quattro sirene dalle sembianze umane si aggirano così per la città partenopea, ora affascinate ora timorose. L’incontro con l’insegnante di educazione fisica Salvatore (Luca Argentero) renderà il tutto più dinamico e avvincente.

Lo “straniero” che osserva la nostra società, tra tenerezze e manie

Le sirene sono un espediente narrativo usato per proporre in verità una favola sociale. Le sirene possono rappresentare infatti l’“altro”, lo straniero, nel percorso di integrazione in una realtà culturale e persino mediale diversa dalla propria, il tutto giocato tra spaesamento e farsa. “Volevamo proporre – ha rimarcato Cotroneo – il contrasto tra fantastico e reale. L’idea di ‘Sirene’ nasce dalla volontà di raccontare il nostro quotidiano con occhi ‘altri’, cioè con lo sguardo di qualcuno che potesse conoscere poco o nulla di noi umani”.

Dalla visione in anteprima dei primi due episodi, le soluzioni narrative adottate sembrano funzionare bene, con efficacia; il racconto procede spedito, sorretto da una buona scrittura, con battute puntuali, frizzanti, ben valorizzate dagli interpreti. Si impone per espressività Maria Pia Calzone, con un intercalare colorito ma mai grottesco, così come rende bene l’alchimia tra Luca Argentero e Valentina Belle’. Gli effetti speciali – che di solito il punto debole delle serie italiane che desiderano misurarsi con il fantastico – sono gestiti con prudenza e credibilità.

Uomini e donne, in un ironico scontro-incontro

Cuore del racconto sono le relazioni, i rapporti tra uomini e donne nella contemporaneità. La fiction – che Argentero definisce “femminista” – propone un ribaltamento dei ruoli sociali: le donne (le sirene) sono forti, libere e dal piglio dominante, il vero motore dell’azione; all’uomo è invece riservata una condizione marginale, poco incisiva, persino sottomessa; un uomo che subisce, atterrito e inconsapevole, il fascino femminile. Partendo da tali premesse, la miniserie finisce però per raggiungere uno sguardo più equilibrato sulle dinamiche relazionali tra uomini e donne. È, infatti, il personaggio interpretato da Luca Argentero, Salvatore, a portare un’immagine di speranza, ad assumere un comportamento corretto, apparendo solido e sicuro di sé, pronto a porsi sempre con pieno rispetto e gentilezza verso l’universo femminile.

Sergio Perugini

 

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