Il progresso non può essere fermato. La Rete non scomparirà dalla nostra cultura; solo un uso consapevole e libero di essa potrà renderla un’opportunità e potrà rendere cauti nei confronti dei potenziali rischi che essa comporta. La scuola è il luogo dove si apprende l’uso dei linguaggi: la lingua scritta, parlata, letta; anche quello digitale è un linguaggio che occorre educarsi ad utilizzare orientando la potenza che esso ha per accrescere le informazioni, moltiplicare le relazioni, semplificare la comunicazione. Ma a questo occorre educarsi; occorre imparare questo, come ogni altro linguaggio
Un decalogo contro le bufale, una cassetta degli attrezzi per permettere alle ragazze e ai ragazzi di difendersi dalle false notizie che circolano in Rete. Lo hanno presentato nei giorni scorsi a Roma la presidente della Camera, Laura Boldrini, e la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, dopo l’accordo lanciato lo scorso maggio a Montecitorio fra la Camera dei deputati e il Miur. L’iniziativa fa parte di un più ampio pacchetto di azioni che il ministero sta mettendo in campo per l’educazione dei giovani ad un uso responsabile della Rete e che è stato sintetizzato in un progetto dal nome evocativo: Parole o_stili e nel “Manifesto della comunicazione non ostile”.
Il web appartiene ormai all’abituale modo d’essere delle nuove generazioni. La tecnologia e i social costituiscono una realtà che offre importanti opportunità e altrettanti rischi, soprattutto se gli adulti – genitori, insegnanti, educatori – non sapranno contrastare e gestire la distanza che essi tendono a creare tra le generazioni.
Nativi digitali si definiscono i giovani del nuovo millennio; digitali per apprendimento gli adulti. Spiazzati da questa nuova realtà, gli adulti hanno finito con il sottovalutarne le risorse e i rischi: si sono abituati a pensare i social e la Rete come uno dei tanti strumenti messi a disposizione dalla tecnologia. Non si sono resi conto che si tratta di uno strumento particolare, che cambia profondamente il modo di comunicare, di informarsi, di stare in relazione, di apprendere.
L’atteggiamento degli adulti verso il web, e particolarmente verso i social, oscilla tra l’accettazione acritica e la demonizzazione. In ogni caso però, i figli degli uni e degli altri fin dalla scuola primaria hanno tra mano cellulari, ipad, computer potenti. Di tale potenza gli adulti sono spesso inconsapevoli, i più giovani, pur inconsapevoli, la sanno utilizzare con disinvoltura e autonomia. È uno degli elementi del divario tra le generazioni, tra i più subdoli e preoccupanti.
È la scuola il luogo dove questo divario può essere assunto, trasformando l’uso consapevole e corretto dei media in obiettivo educativo fin dai primi anni della scuola primaria.
Il progresso non può essere fermato. La Rete non scomparirà dalla nostra cultura; solo un uso consapevole e libero di essa potrà renderla un’opportunità e potrà rendere cauti nei confronti dei potenziali rischi che essa comporta. La scuola è il luogo dove si apprende l’uso dei linguaggi: la lingua scritta, parlata, letta; anche quello digitale è un linguaggio che occorre educarsi ad utilizzare orientando la potenza che esso ha per accrescere le informazioni, moltiplicare le relazioni, semplificare la comunicazione. Ma a questo occorre educarsi; occorre imparare questo, come ogni altro linguaggio.
L’iniziativa “Basta Bufale” è un segmento di una più vasta educazione civica digitale e intende abituare gli studenti a verificare le notizie che appaiono in rete e a difendersi da quelle false attraverso un impegno attivo da parte loro.
“Condividi solo notizie che hai verificato. Usa gli strumenti di Internet per verificare le notizie. Chiedi le fonti e le prove. Chiedi aiuto a una persona esperta o a un ente davvero competente”.
Sono questi alcuni dei punti che costituiscono un decalogo in via di completamento. Esso punta a insegnare che cosa fare di fronte a notizie non verificate o false, la cui circolazione può creare rischi per la società o diventare pericolosa per le persone. Un fenomeno che si può battere solo dando alle nuove generazioni gli strumenti per risalire alla fonte delle notizie e distinguere le informazioni corrette da quelle scorrette. Attualmente sono solo otto i punti del Decalogo già elaborati; i due mancanti per completarlo saranno stilati direttamente da studentesse e studenti, attraverso uno strumento di scrittura cooperativa che il Miur metterà a disposizione delle scuole sul proprio sito: anche in questo si chiede agli studenti di essere protagonisti.
Il piano per una scuola digitale colma un divario importante e irrinunciabile per l’educazione di generazioni per le quale la Rete costituirà l’ambiente nel quale condurranno la loro vita futura.
Paola Bignardi